Origini della guerra di secessione americana
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Gli storici che studiano le cause e le origini della guerra di secessione americana analizzano le motivazioni che indussero sette Stati federati degli Stati Uniti d'America del Sud a proclamare la secessione dall'Unione e a formare gli Stati Confederati d'America, e quelle del Nord che rifiutarono di accettare pacificamente la secessione[1].
Mentre la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che i conflitti ideologici sul tema dello schiavismo e della sua possibilità di estensione, trascinatisi per decenni, crearono le condizioni per lo scoppio della guerra, essi non sono però unanimemente d'accordo se le radici della divisione fossero di tipo economico, politico oppure sociale[2].
Il principale catalizzatore fu la questione della schiavitù, in particolar modo la battaglia politica condotta dai sudisti sul "diritto" di estendere la schiavitù anche nei Territori federali del West. Un altro fattore che si incise profondamente nell'idea secessionista fu il nazionalismo bianco meridionale ("White Southerners")[3]. La ragione principale per cui il Nord rifiutò il "diritto alla secessione" fu quello della preservazione dell'unità nazionale[4]. La maggior parte del dibattito continua però a concernere la prima domanda: sulle ragioni cioè per cui alcuni Stati del Sud abbiano ad un certo momento scelto di separarsi.
Abraham Lincoln vinse le elezioni presidenziali del 1860, raccogliendo la maggioranza assoluta dei grandi elettori senza presentarsi in ben dieci Stati meridionali. La sua vittoria innescò dichiarazioni di secessione da parte di sette Stati schiavisti del Sud le cui economie erano tutte fondate sul cotone coltivato sfruttando il lavoro gratuito degli schiavi afroamericani. Prima ancora che Lincoln entrasse in carica fu creata la "Confederazione del Sud"; i fautori dell'unità nazionale al nord e coloro che erano rimasti unionisti al sud rifiutarono di riconoscere come legittimi i proclami di secessione. Per tutta la durata della guerra civile nessun governo straniero riconobbe mai ufficialmente i secessionisti.
La presidenza di James Buchanan, in scadenza, rifiutò di rinunciare alle proprie fortezze, situate al Sud ma su terreni di proprietà federale, ma esse vennero immediatamente rivendicate dai secessionisti. Il primo sparo deflagrò il 12 aprile 1861, quando le forze sudiste bombardarono Fort Sumter, un importante fortino dell'Union Army situato all'entrata del porto di Charleston in Carolina del Sud. La battaglia di Fort Sumter fu il primo scontro armato della guerra civile.
Una giuria di storici nel 2011 scrisse "mentre la questione della schiavitù, con i suoi molteplici e sfaccettati malcontenti, fu la causa primaria della disunione, fu la disunione stessa a provocare lo scoppio della guerra"[5].
Lo storico David Morris Potter, vincitore del premio Pulitzer, scrive: "Il problema per gli americani che, nell'età di Lincoln, volevano liberare gli schiavi non era semplicemente che i meridionali volevano il contrario, ma tra i loro stessi valori ve ne era uno in conflitto: volevano che la Costituzione degli Stati Uniti d'America, che proteggeva implicitamente la schiavitù, continuasse a venire onorata, ma anche che l'Unione, che avevano in comunione con gli schiavisti, dovesse essere preservata; erano quindi impegnati in due valori ideali contrapposti che non potevano essere riconciliati logicamente[6]. Altri fattori che contribuirono furono una politica con due partiti politici fortemente opposti, l'abolizionismo, l'idea di "nullificazione" e la teoria dei diritti degli Stati, una visione di nazione diversa al sud rispetto al nord, la dottrina dell'espansionismo verso ovest (il "destino manifesto") e, con l'espansione nei Territori, anche l'espansione del lavoro schiavista, le due economie radicalmente diverse, la modernizzazione industriale.