Organi della pubblica amministrazione di Milano in età spagnola
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Gli organi della pubblica amministrazione di Milano in età spagnola comprendevano l'insieme delle strutture dell'amministrazione pubblica del Ducato di Milano create ex novo dalla corona di Spagna o potenziate a partire da preesistenti edifici giuridici ereditati dagli ordinamenti della Signoria. La problematicità di questo complesso era rappresentata dalla forte disomogeneità degli organi, con sovrapposizioni di competenze e conflittualità di giurisdizione, tipiche peraltro degli istituti ad esso contemporanei sottratti al controllo di un sistema legislativo unitario.
In linea di massima gli organi erano ripartiti su due livelli: quello statale e quello comunale. L'intero apparato era costituito da un numero di addetti che si aggirava sulle cento unità: tale ridotto numero è facilmente comprensibile se si tiene conto che erano inesistenti tutti i sistemi assistenziali tipici degli stati moderni o quantomeno erano sottratti al controllo diretto dello Stato.
Le cariche erano assegnate a membri della nobiltà cittadina (salvo rare eccezioni), composta da 235 famiglie. A sua volta, il patriziato esprimeva una cerchia ancora più ristretta di componenti, detentori del reale potere, sotto forma dei casati: Aliprandi, Archinto, Arcimboldi, Arconati, Arese, Barbiano di Belgiojoso, Borromeo, Brivio, Castiglione, Corio, Fagnani, Gallarati, Maggi, Marliani, Melzi, Pecchio, Pusterla, Rainaldi, Schiaffinati, Taverna, Trivulzio, Visconti.