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filosofo platonico (II secolo d.C.) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Numenio di Apamea (in greco Νουμήνιος?, in latino Numenius; Apamea, II secolo – Alessandria (?), III secolo) è stato un filosofo siro, di lingua greca.
Le notizie che possediamo sulla sua vita sono scarse e frammentarie[1]. Sappiamo con certezza che nacque ad Apamea, ma possiamo solo formulare delle ipotesi sull'epoca in cui si svolse la sua attività (forse intorno alla seconda metà del II secolo[2]).
Trascorse con ogni probabilità un lungo periodo in Alessandria, a giudicare dalla grande dimestichezza che aveva con il pensiero di Filone e con quello di altri filosofi egiziani suoi contemporanei. La conoscenza che Numenio possedeva delle religioni orientali, e soprattutto dell'ebraismo, ha indotto molti studiosi a ritenere che il filosofo fosse di religione ebraica o comunque fortemente influenzato da essa.
Delle opere di Numenio abbiamo sostanziali frammenti, specialmente in Eusebio di Cesarea e Proclo. La più ampia era Sul bene, in 6 libri [3], di tipo speculativo come Sull'incorruttibilità dell'anima[4], seguita da opere di tipo commentativo-dossografico quali Sull'infedeltà degli Accademici a Platone[5] e Sui segreti di Platone[6]
Niente di più che il titolo abbiamo di Sui Nomi e Sul luogo, citate da Origene[7]
Dai frammenti, si ricostruisce come egli riteneva che la filosofia greca avesse un'origine orientale, tanto da paragonare, ad esempio, lo stesso Platone alla figura biblica di Mosè[8]. Con Numenio, in effetti, il pensiero di matrice ellenistica subisce una profonda influenza da parte delle credenze orientali o orientaleggianti (fra cui anche alcune forme di gnosticismo rilevate da Eduard Norden[9]) che si svilupperà ulteriormente nei secoli successivi, a seguito della cristianizzazione dell'oriente greco-romano.
Dio si articola, secondo Numenio, in tre entità soprannaturali (o "intelletti") perfettamente differenziate fra di loro. Dalla prima ha origine lo spirito informatore dell'universo, mentre la seconda, originatasi dalla prima, è paragonabile al demiurgo platonico ed è il motore dell'universo (e pertanto del "divenire") e la terza, prodotta dalla seconda entità, si identifica con il mondo inteso come materia. La prima entità rappresenta il bene assoluto e può essere colta, sebbene solo in forma incompleta, mediante il pensiero.
L'uomo possiede due anime, di cui solo la prima è razionale: allorché questa prende possesso di un corpo subisce una forma di contaminazione, dal momento che la realtà materiale è di per sé negativa.
Da quanto accennato risulta evidente, nel pensiero di Numenio, l'influenza delle dottrine medioplatoniche unitamente a quelle neopitagoriche. A propria volta Numenio esercitò una profonda influenza sul neoplatonico Plotino, il quale venne persino accusato di plagiare alcune opere del filosofo di Apamea[10].
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