Nicolás Gómez Dávila
scrittore, filosofo e aforista colombiano / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Nicolás Gómez Dávila (Bogotà, 18 maggio 1913 – Bogotà, 17 maggio 1994) è stato uno scrittore, filosofo e aforista colombiano.
Scrittore e aforista, Dávila è considerato uno dei maggiori letterati sudamericani del XX secolo ed uno dei più fermi critici della modernità.[1]
Portatore di un pensiero reazionario, tradizionale, conservatore e controrivoluzionario sul piano sociopolitico, egli era anticomunista ma non fascista (in un periodo, pur dicendosi apolitico e antipolitico, appoggerà perfino il Partito Liberale Colombiano di ispirazione socialdemocratica contro la dittatura militare di Pinilla).[2]
Sua è l'originale e pessimista definizione secondo cui, a livello del mondo nell'età contemporanea «il reazionario è colui che si trova ad essere contro tutto quando non esiste più nulla che meriti di essere conservato».[3]
La sua opera, costituita per la maggior parte da aforismi, denominati da lui escolios (scolii o glosse, cioè "note a margine"[3]), fu riconosciuta a livello internazionale solo pochi anni prima della morte, in seguito alla pubblicazione in tedesco di alcune sue opere. La sua maggiore raccolta di massime è intitolata appunto Escolios a un texto implícito (In margine a un testo implicito).
Cattolico tradizionalista ma anche ammiratore del paganesimo classico (che riteneva essere l'altro "Antico Testamento" della Chiesa, quello non ebraico) oltre che della Bibbia, fu soprannominato - per somiglianza con alcune tematiche della rivoluzione conservatrice tedesca e la tendenza all'aforisma - il "Nietzsche di Bogotà"[4] e il "Nietzsche cristiano", appellativi da lui graditi nonostante l'ateismo e l'anticristianesimo del pensatore di Röcken, in quanto Gómez Dávila apprezzava sia lo stile che l'onestà intellettuale del filosofo tedesco.[5][1]