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specie di Bacteria Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Neisseria meningitidis (pronuncia: /meninˈʤitidis/), conosciuto anche come meningococco, è un batterio Gram-negativo, un microrganismo che colonizza esclusivamente la specie umana.[1] È l'agente eziologico della meningite batterica e di alcune setticemie che pongono ad alto rischio la vita del paziente (meningococcemia)[2][3].
Neisseria meningitidis | |
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Microfotografia del batterio N. meningitidis | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Prokaryota |
Regno | Bacteria |
Phylum | Proteobacteria |
Classe | Beta Proteobacteria |
Ordine | Neisseriales |
Famiglia | Neisseriaceae |
Genere | Neisseria |
Specie | N. meningitidis |
Nomenclatura binomiale | |
Neisseria meningitidis Albrecht & Ghon 1901 |
Venne scoperto da Giovanni Battista Ughetti nel 1880 e poi isolato e coltivato in vitro da Anton Weichselbaum nel 1887.[4] Infetta soltanto esseri umani e non esiste un portatore animale. È l'unica forma di meningite batterica conosciuta che causa epidemie, soprattutto in Asia e in Africa, in quella zona conosciuta come "cintura della meningite".[1]
N. meningitidis è un batterio dalla forma rotonda; più specificamente, tende ad associarsi con un altro microrganismo della stessa specie per formare un diplococco a forma di chicco di caffè.[5]
N. meningitidis appartiene, nei casi fisiologici, alla flora batterica presente nel rinofaringe di circa il 5-15% della popolazione adulta.[6] Poiché non è mai stata isolata in esseri diversi dall'uomo, è stata ipotizzata la forte dipendenza del meningococco dalle fonti di ferro umane, in particolare lattoferrina e transferrina.[7]
Quindi il microrganismo non è necessariamente un patogeno; alberga nel rinofaringe di persone sane come innocuo saprofita senza dare necessariamente manifestazioni patologiche (portatori sani).[1]
Al di fuori dell'ospite sono sensibili alle radiazioni UV, all'essiccamento e al freddo (temperature <24 °C; deve essere tenuto presente questo particolare in caso di prelievo a scopo diagnostico).
Esso può trasmettersi da un portatore all'altro per mezzo della via aerea, attraverso secrezioni nasali e faringee.[1]
Il gold standard che consente l'identificazione di N. meningitidis si basa sulla crescita di colonie a partire da prelievi diversi in base alla tipologia di paziente:[8][9]
In base a casi specifici e alla conoscenza del professionista coinvolto, possono essere suggeriti prelievi a livello di fluidi sinoviali, pericardici, pleurici o biopsie su lesioni cutanee.[10][9]
I tessuti prelevati sono in seguito mandati al laboratorio di microbiologia clinica e analizzati mediante:[9]
I diplococchi crescono in terreni ricchi, come agar-sangue o agar-cioccolato (questi soddisfano le esigenze nutrizionali e inoltre neutralizzano gli acidi grassi insaturi a cui questi batteri sono particolarmente sensibili).
Soprattutto al primo isolamento la crescita è lenta ed è favorita dal 5% di CO2.[10]
Il batterio, dopo prelievo eseguito su liquor, viene coltivato in un'atmosfera al 5% di anidride carbonica (capnofilia) su un terreno Thayer-Martin o su un agar-cioccolato. L'identificazione avviene:
I principali fattori di virulenza sono:[1][6]
La proteina di membrana POR ne permette l'ingresso nell'epitelio, che viene attraversato fino al lato basale, da dove penetra nel torrente circolatorio e da qui alle meningi.
Per la terapia sono indicate le penicilline e i sulfamidici, in caso di resistenza o reazione allergica a queste categorie di antibiotici si utilizza cloramfenicolo, cefalosporine ad ampio spettro e rifampicina.
Il vaccino esiste per i sierotipi A, C, Y e W135 e, di recente, anche per il B.
Poiché la tipologia B contiene sulla membrana esterna del microrganismo acidi sialici che si trovano localizzati anche sulla membrana della cellula umana, l'immunizzazione si otteneva con un polisaccaride derivato dalla capsula, inoculato sottocute, ed era di breve durata: non più di 2 anni. La scarsa immunogenicità del polisaccaride B era da attribuire alla sua somiglianza molecolare a molecole di adesione delle cellule nervose umane e pertanto l'organismo umano non riconosceva il polisaccaride B come antigene vero e proprio. La copertura vaccinale contro il sierotipo B è disponibile anche in Italia dal 2014 (già approvata dal marzo dello stesso anno in diversi paesi europei) e in alcune regioni è stato messo a disposizione in modo gratuito.
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