Naumachia Augusti
naumachia scomparsa della Roma antica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La naumachia di Augusto (in lingua latina naumachia Augusti)[1] era un'antica struttura a Roma, nella Regio XIV Transtiberim.
È conosciuta grazie soprattutto alle Res gestae divi Augusti.[2] Le prime rappresentazioni avvennero in occasione dell'inaugurazione del tempio di Marte Ultore a Roma.[3]
Augusto medesimo indica che il bacino misurava 1.800 per 1.200 piedi romani (circa 533 x 355 metri).
«Navalis proeli spectaclum populo de[di tr]ans Tiberim, in quo loco nunc nemus est Caesarum, avato [s]olo in longitudinem mille et octingentos pedes ~ in latudine[m mille] e[t] ducenti. In quo triginta rostratae naves triremes a[ut birem]es ~ plures autem minores inter se conflixerunt. Q[uibu]s in classibus pugnaverunt praeter remiges millia ho[minum tr]ia circiter.»
«Allestii per il popolo uno spettacolo di combattimento navale al di là del Tevere, nel luogo in cui ora c'è il bosco dei Cesari[4], scavato il terreno per una lunghezza di milleottocento piedi e per una larghezza di milleduecento; in esso vennero a conflitto trenta navi rostrate triremi o biremi, e, più numerose, di stazza minore; in questa flotta combatterono, a parte i rematori, circa tremila uomini.»
«munera non in Foro modo, nec in amphitheatro, sed et in Circo et in Saeptis, et aliquando nihil praeter venationem edidit; athletas quoque exstructis in campo Martio sedilibus ligneis; item navale proelium circa Tiberim cavato solo, in quo nunc Caesarum nemus est.»
«[...] diede spettacoli non solo nel foro e nell'anfiteatro, ma anche nel circo e nei Saepta e talvolta si trattava soltanto di battute di caccia (venationes); organizzò anche scontri fra atleti nel Campo Marzio, costruendo panche di legno; e una battaglia navale, per la quale fece scavare il terreno nei pressi del Tevere (Naumachia Augusti), dove ora si trova il bosco dei Cesari.»
Plinio il Vecchio[5] afferma che al centro del bacino, molto probabilmente di forma rettangolare, si trovava un'isola collegata all'argine con un ponte.[6] Il bacino doveva avere una profondità di circa 1,5 m, quella minima per permettere alle navi di galleggiare, e pertanto una capacità di circa 200.000 m³: l'acquedotto dell'Aqua Alsietina, appositamente costruito da Augusto (nel 2 a.C.) per la sua alimentazione[7], poteva riempirlo in 15 giorni. Un canale navigabile permetteva l'accesso alle navi provenienti dal Tevere[8], oltrepassato da un ponte mobile (pons naumachiarius)[9].
Considerando le dimensioni del bacino e quelle d'una trireme (35 x 4,90 m circa), la trentina di vascelli utilizzati non dovevano avere molto margine di manovra sull'acqua. Inoltre, sapendo che l'effettivo d'una trireme romana era di circa 170 rematori e tra i 50 o 60 soldati imbarcati, un rapido calcolo permette di concludere che per raggiungere una cifra di 3.000 uomini, i vascelli della naumachia d'Augusto dovettero portare molti più combattenti d'una vera flotta. Lo spettacolo verteva dunque meno sulle evoluzioni dei vascelli che sulla presenza stessa nei grandi bacini artificiali e sui combattimenti corpo a corpo che si svolgevano.
Attorno alla naumachia Augusti vi era poi un bosco dedicato ai nipoti, Gaio e Lucio Cesare (nemus Caesarum),[10] e forse dei giardini.[11]
Fatta costruire da Augusto, venne in seguito utilizzata da Nerone,[12] Tito,[13] Domiziano nel corso di una naumachia del 95,[14] ma poco dopo venne abbandonata ed al tempo di Alessandro Severo solo una parte rimaneva ancora.[15]
La naumachia insisteva in parte sull'area ove oggi si trovano la chiesa di San Cosimato e l'omonima piazza.
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