Mura medievali di Milano
mura difensive medievali del centro storico di Milano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Le mura medievali di Milano sono state una cinta muraria eretta nel Medioevo a protezione della città lombarda di Milano. Hanno sostituito le mura romane di Milano, che erano state distrutte durante l'assedio della città del 1162, opera di Federico Barbarossa.
Mura medievali di Milano mura di Milano | |
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Porta Ticinese medievale, lato esterno (via Edmondo de Amicis/via Molino delle armi) | |
Localizzazione | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Lombardia |
Città | Milano |
Coordinate | 45°27′27.33″N 9°10′51.46″E |
Informazioni generali | |
Tipo | mura con porte e torri |
Stile | medievale |
Costruzione | 1156-1171 |
Materiale | prima legno poi mattoni |
Demolizione | XVI secolo |
Condizione attuale | non più esistenti |
Informazioni militari | |
Utilizzatore | Signoria di Milano Ducato di Milano |
Funzione strategica | difesa della città di Milano |
Azioni di guerra | assedio di Milano del 1162 |
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Demolite nel corso del XVI secolo, le mura medievali di Milano sono diventate obsolete per l'invenzione della polvere da sparo, che ha cambiato le tecniche di guerra, venendo sostituite dalle mura spagnole di Milano.
Le origini delle mura medievali di Milano risalgono al 1156, quando la città lombarda era in guerra con Federico Barbarossa. Fu Guglielmo da Guintellino, ingegnere militare genovese al servizio dei milanesi, a progettare le opere e a sovrintendere alla loro realizzazione.
Guglielmo da Guintellino realizzò anche il loro fossato ampliando forse l'antico refossum romano, ovvero il secondo fossato delle mura romane di Milano, che correva più esterno al primo lambendo i quattro castelli che difendevano la Milano romana[2]. Il fossato romano più interno costeggiava invece le mura.
La cinta muraria di Milano, quella repubblicana a sud e a ovest e l'estensione massimiana (286-305) a nord e a oriente (anche se in molti punti la città, con la crescita del centro urbano, le aveva sopravanzate), erano interamente in muratura. Alcuni importanti monumenti, soprattutto chiese e conventi, sorgevano all'esterno di esse (la basilica di Sant'Ambrogio, la basilica di San Lorenzo Maggiore, la basilica di Sant'Eufemia, la basilica di San Babila e la chiesa di San Bernardino alle Ossa, per citarne alcune), e intorno a queste si erano sviluppati insediamenti e attività.
La nuova cerchia di mura medievali fu realizzata, più ampia, nel 1156. Essa proteggeva interamente la città e captava nel suo fossato le acque del Seveso e del Pudiga.
Queste acque furono incanalate nel nuovo fossato a servizio delle mura, che erano larghe ventiquattro braccia; la terra di riporto ottenuta dallo scavo del fossato fu poi utilizzata per costruire imponenti bastioni (chiamati anche "terraggi")[3] la cui localizzazione coincide con le moderne vie della Cerchia dei Navigli stradale.
Questo sistema di difesa era strategicamente ben piazzato, ma non particolarmente efficace, dato che era costruito in terra rinforzata da palizzate ed era difeso da torri di legno. Ma questi erano i materiali di cui disponeva Milano, lontana dalle cave di pietra e priva di rilievi su cui arroccare le difese.
Federico Barbarossa, durante l'assedio di Milano del 1162, se ne impadronì e rase al suolo la città disperdendo i milanesi nei borghi limitrofi e distruggendo le mura romane, le uniche in muratura. Nel 1171, come conseguenza della distruzione del 1162, si iniziarono i lavori per la costruzione di un più efficace sistema difensivo, questa volta in muratura, dotato di un fossato allagato anche dalle acque dell'Olona, che fino ad allora era indirettamente tributario del fossato delle mura romane e che in questa occasione subì la seconda deviazione della sua storia.
Col tempo la città si dotò, nel suo contado, di un vasto apparato di alleati, di castelli, roccaforti e borghi fortificati tanto che nel giro di due secoli Milano divenne uno dei più potenti e ricchi Stati italiani preunitari.
Bonvesin de la Riva descrive così le mura medievali di Milano nella sua opera De Magnalibus Mediolani, che scrisse nel 1288:
«Un fossato di sorprendente bellezza e larghezza circonda questa città da ogni parte e contiene non una palude o uno stagno putrido, ma l'acqua viva delle fonti, popolata di pesci e di gamberi. Esso corre tra un terrapieno all'interno e un mirabile muro all'esterno.»
La nuova cinta, quasi circolare (di "mirabile rotondità", dice Bonvesin de la Riva[4]), diede un particolare e duraturo assetto all'impianto urbanistico, tant'è che il nuovo fossato verrà, nei secoli, approfondito sino a creare la Cerchia dei Navigli, ben visibile ancora negli anni venti del XX secolo. Il completamento delle mura richiese diversi anni e venne terminata sotto Azzone Visconti; alcune torri non furono mai finite.
I fossati delle mura medioevali furono usati fino ai primi anni del Novecento come canali navigabili e rappresentarono a lungo una delle caratteristiche principali dell'urbanistica milanese. Nel 1930 fu ultimata la copertura delle acque del vecchio tracciato murario medioevale, che iniziò l'anno precedente, nel 1929.
Il quadro completo e dettagliato delle porte e delle pusterle[6] della mura medievali di Milano (nello specifico, otto porte e undici pusterle) è la seguente (in corsivo sono segnalate le pusterle):
A queste si aggiunse, nel 1486, Porta Lodovica (all'estremità dell'odierno corso Italia), fatta aprire da Lodovico il Moro per facilitare l'accesso dei pellegrini alla vicina Chiesa di santa Maria dei Miracoli (o presso san Celso), ancora oggi meta tradizionale per gli sposi cattolici nel giorno del matrimonio.
Le sei porte più importanti della cinta muraria medievale davano origine ai rispettivi sestieri di Milano:
Sestiere | Stemma | Blasonatura dello stemma | Porta di riferimento | Note sullo stemma |
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Sestiere di Porta Comasina | Scaccato di rosso e d'argento | Porta Comasina | Il numero di tiri, sette o sei, può variare a seconda delle raffigurazioni | |
Sestiere di Porta Nuova | Inquartato d'argento e di nero | Porta Nuova | In precedenza inquartato d'argento e di rosso e prima ancora di nero al leone d'argento | |
Sestiere di Porta Orientale | D'argento, al leone di nero | Porta Orientale | Talvolta il leone viene raffigurato armato e lampassato di rosso (in precedenza il leone era scaccato d'argento e di nero, e prima ancora si avevano tre leoncini neri, passanti uno su l'altro, su fondo bianco) | |
Sestiere di Porta Romana | Di rosso | Porta Romana | - | |
Sestiere di Porta Ticinese | D'argento, allo sgabello di rosso (o ligneo) a tre gambe, con tre fori nel sedile | Porta Ticinese | In precedenza lo stemma era completamente d'argento, senza figure | |
Sestiere di Porta Vercellina | Troncato di rosso e d'argento | Porta Vercellina | - | |
A queste va aggiunta la già citata Porta Giovia, collocata in uno spazio all'interno del successivo Castello Sforzesco. La costruzione della Rocca Giovia (1358-1368), fortificazione sui cui resti venne edificato il Castello Sforzesco, ne cancellò le tracce, ma già prima, nel 1288, Bonvesin de la Riva non la menziona nell'elenco delle porte della città presente nella sua opera De magnalibus urbis Mediolani[16].
Nell'opera di Bonvesin de la Riva vengono citate le seguenti pusterle, ovvero le porte minori destinate al traffico locale: Pusterla di Monforte, Porta Tosa, Pusterla Lodovica (già Pusterla di Sant'Eufemia)[17], Pusterla della Chiusa, Pusterla dei Fabbri, Pusterla di Sant'Ambrogio, Pusterla delle Azze, Pusterla Beatrice (già Pusterla di San Marco)[18] e la Pusterla del Borgo Nuovo.
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