Movimento no-global
gruppi, ONG, associazioni e individui critici verso la globalizzazione economica / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il Movimento no-global o movimento anti-globalizzazione indica organizzazioni non governative, associazioni e singoli individui relativamente eterogenei dal punto di vista politico e accomunati dalla critica alla globalizzazione, soprattutto in ambito economico. Il movimento è anche spesso indicato come movimento per la giustizia globale[1], movimento alter-globalizzazione, movimento anti-globalista, movimento per la globalizzazione anti-corporativa[2], o movimento contro la globalizzazione neoliberista. La prima comparsa di questo movimento avvenne in occasione degli Scontri di Seattle per la conferenza OMC del 1999.
«Think global, act local»
«Pensa globale, agisci locale»
( David Barash, Peace and Conflict, Sage Publications, 2002, p. 547, ISBN 978-0-7619-2507-1.)
Di quello che è stato inizialmente chiamato "popolo di Seattle" non è mai stata data una denominazione unica, data l'enorme varietà e complessità delle organizzazioni che a Seattle si sono incontrate. In altri paesi infatti non si è data una denominazione unica a un tale insieme di elementi di natura tanto eterogenea, oppure sono state usate altre espressioni.
La critica principale del movimento è stata volta verso le multinazionali: riducendo i paesi già arretrati in condizioni vergognose tramite pratiche quali lo sfruttamento minorile, lo sfruttamento del paesaggio, il favoreggiamento delle guerre, in particolare quelle della guerra finanziando ambe due le parti, distruggendo interi Paesi dal punto di vista economico, politico e ambientale, mettendoli in ginocchio tramite l'utilizzo da parte delle banche di sistemi bancari offshore privandoli di miliardi di dollari illegalmente nei paradisi fiscali delle maggiori banche inglesi tramite il medesimo sistema, il loro potere è così forte da condizionare le scelte dei singoli governi verso politiche non sostenibili da un punto di vista ambientale ed energetico, imperialiste, non rispettose delle peculiarità locali e dannose per le condizioni dei lavoratori.