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veicolo a due ruote provvisto di motore Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La motocicletta (spesso abbreviata anche in moto) è un veicolo avente due ruote in linea provvisto di motore (solitamente a scoppio) in grado di sviluppare una potenza considerevole[1] e di cambio (solitamente a pedale), che, condotto da un guidatore, permette di muoversi autonomamente su strada o su altro terreno per il trasporto di uno o due passeggeri. La motocicletta propriamente detta si differenzia dagli altri veicoli a motore a due ruote per la presenza di ruote di grande diametro (generalmente 16, 17 o 18 pollici) e per il fatto che il serbatoio per il carburante sia compreso tra la sella e il gruppo di sterzo, obbligando il motociclista ad assumere una posizione a cavalcioni del mezzo[2].
La motocicletta è parte della categoria dei motocicli (termine utilizzato a volte come sinonimo di moto anche se in maniera imprecisa, dato che comprende anche mezzi come gli scooter) e, secondo le norme di classificazione italiane e svizzere, della categoria dei motoveicoli. In origine, questo tipo di veicolo veniva definito bicicletto a motore, a causa della sua discendenza dalla bicicletta.
Il termine "motocicletta" deriva dal marchio commerciale "Motocyclette" con il quale venne presentato il primo modello prodotto dall'azienda parigina Werner che, per prima, aveva ideato l'applicazione del motore ausiliario a una comune bicicletta, depositando i relativi brevetto e denominazione il 7 gennaio 1897. Il termine "Motocyclette" si diffuse rapidamente e divenne talmente popolare in tutta Europa, già nel primo decennio del XX secolo, da costringere il tribunale di Parigi, per ragioni di pubblico interesse, a cancellare la precedente concessione di esclusività del marchio ai fratelli Werner e riconoscerlo nel pubblico dominio.[3]
Per quanto i termini motocicletta e motociclo vengano per lo più usati in maniere interscambiabile, essi non hanno lo stesso significato. Infatti, se il codice della strada italiano e la Convenzione di Vienna sul traffico stradale forniscono una classificazione di motociclo (definendolo genericamente come un veicolo a motore con due ruote[4]) ciò non accade per il termine motocicletta. In assenza di una definizione legislativa ufficiale si può comunque affermare che il termine motocicletta designi più propriamente quei veicoli a motore dotati di due ruote in linea di grandi dimensioni e che vengono guidati per lo più assumendo una posizione a cavalcioni[5]. Si noti come questa definizione escluda dal novero delle motociclette veicoli come gli scooter (che generalmente sono dotati di ruote di diametro ridotto e in che si guidano con il busto eretto) che rientrerebbero comunque nella categoria dei motocicli[6].
La motocicletta ha 2 ruote in linea e la stabilità del mezzo in movimento viene garantita dal principio di conservazione del momento angolare. Le variazioni di direzione della motocicletta vengono comandate tramite un manubrio, con sfruttamento degli effetti giroscopici causati dalla conservazione del momento angolare.
Nella motocicletta propriamente detta, escludendo il caso particolare degli scooter, il centauro e l'eventuale passeggero siedono sul mezzo appoggiandosi su una sella, il guidatore utilizza il manubrio per l'appoggio delle mani e per comandare, sul lato sinistro, l'eventuale frizione; sul lato destro sono invece presenti i comandi relativi all'impianto frenante (relativo alla ruota anteriore e talvolta alla frenata integrale) e all'acceleratore che regola la velocità. I piedi si appoggiano invece su apposite pedane, dalle quali il piede destro comanda il freno posteriore (talora, in impianti particolari, la pressione sul comando interviene parzialmente anche sul freno della ruota anteriore) ed il sinistro (ad eccezione dei veicoli a cambio automatico) il cambio delle marce. In passato la posizione destra/sinistra dei due comandi a pedale era mutevole a seconda dei modelli.
La propulsione del mezzo viene garantita dalla presenza di un motore a combustione interna alimentato con benzina, del tipo a quattro tempi o a due tempi.
Questo tipo di veicolo, per poter circolare sulle strade, deve soddisfare i requisiti dettati dai codici della strada in vigore nelle varie nazioni e possedere una regolare omologazione. Anche i requisiti necessari per condurre il veicolo e per l'ammissione o meno del trasporto del passeggero sono codificate all'interno dei codici stessi e possono differire da nazione a nazione.
Alla motocicletta può essere a volte agganciato un elemento esterno: un carrozzino laterale atto a trasportare persone definito motocarrozzetta o, più raramente, un rimorchio posteriore atto al trasporto di merci e bagagli.
Una peculiarità della guida delle motociclette consiste nel fatto che per mantenere in equilibrio il mezzo e seguire la giusta traiettoria durante una curva il guidatore deve inclinare il veicolo in maniera più o meno marcata al fine di controbilanciare gli effetti della forza centrifuga.
In un sistema di riferimento solidale con la moto in curva vi sono quattro forze[7] che agiscono sul sistema costituito dalla moto e dal pilota: la forza d'attrito tra la ruota e il terreno, la reazione vincolare tra il terreno e la ruota, la forza peso del sistema moto-pilota e la forza centrifuga . Affinché la moto sia in equilibrio è necessario che la somma dei momenti delle forze calcolati rispetto al punto di contatto ruota-strada, sia nullo. Dato che la reazione vincolare e la forza d'attrito sono applicate nel punto di contatto ruota-strada[8] il loro momento è nullo e quindi le uniche forze da considerare per il calcolo dei momenti sono il peso del sistema moto-pilota e la forza centrifuga. Detta la velocità della moto, il raggio della curva, la massa del sistema moto-pilota, l'angolo formato tra la verticale al punto di contatto ruota-terreno e l'asse congiungente tale punto al centro di massa del sistema moto-pilota, la distanza fra il punto di contatto ruota-terreno e il centro di massa del sistema moto-pilota e l'accelerazione di gravità, si ha che i moduli dei momenti delle forze sono:
Eguagliando le due espressioni si ottiene che per percorrere una curva di raggio , ad una velocità è necessario inclinare la retta congiungente il baricentro del sistema moto-pilota almeno di un angolo [9].
Si noti che l'inclinazione rispetto alla verticale a cui si fa riferimento è quella relativa al sistema moto-pilota e non quella della sola moto. Tale precisazione non è trascurabile, perché bisogna considerare che la velocità con cui è possibile percorrere una curva dipende dall'inclinazione del sistema massa-moto che è determinata non solo dall'inclinazione del veicolo durante la curva ma anche dalla posizione del pilota: infatti, muovendosi lateralmente lungo la sella, il corpo del motociclista può spostarsi ulteriormente verso l'interno della curva, inclinando ulteriormente il sistema massa-moto, compensando in maniera più efficace gli effetti centrifughi e rendendo possibile la percorrenza della curva a velocità maggiore.
L'invenzione della motocicletta viene fatta risalire all'ingegnere francese Louis-Guillaume Perreaux che depositò il relativo brevetto (n.83691) il 16 marzo 1869 e realizzò un veicolo a due ruote funzionante a vapore chiamata Vélocipede à Grande Vitesse.
Il primo progetto di motocicletta dotata di motore a combustione interna, depositato presso l'ufficio brevetti di Roma nel 1879, è dell'ingegnere bergamasco Giuseppe Murnigotti che ideò una moto biposto, mossa da un propulsore 2T a combustione gassosa; al progetto non venne poi dato seguito materialmente, quindi il primo prototipo di motocicletta con motore a combustione interna si deve a due inventori tedeschi, Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach, che lo realizzarono nel 1885, in una piccola officina di Cannstatt (nelle vicinanze di Stoccarda)[10].
Nel 1894 i primi esemplari funzionanti vennero messi in vendita dalla Hildebrand & Wolfmüller e da quel momento si assistette ad una continua evoluzione della motocicletta, grazie ad aziende di tutto il mondo, sia in Europa che negli USA.
Come nella parallela storia dell'automobile, il mondo delle motociclette di produzione è andato sempre di pari passo con quello delle competizioni e se, nel mondo dell'automobilismo, già nel 1894 si sviluppava una competizione degna di tale nome con la Parigi-Rouen, l'anno successivo si registravano le prime iscrizioni di bicicli a motore alla Paris-Bordeaux-Paris.
Se i primi modelli costruiti non erano altro che biciclette a cui venivano applicati gli apparati di propulsione, l'evoluzione tecnica ed estetica è stata continua, così come il distanziamento progettuale con le due ruote a propulsione umana. Già nei primi decenni del XX secolo il tipo classico era quello delle moto sottocanna e si vedevano i primi esempi di sospensioni per migliorare il comfort di marcia.
La moto più rara e misteriosa è la Traub del 1917, custodita al Museo Wheels Through Time e della quale non si ha notizia alcuna sulla sua storia, né del modello né della ditta, ma caratterizzata da una qualità e soluzioni tecniche che sarebbero state raggiunte solo decenni dopo la sua produzione.[11][12]
Nel dopoguerra, ravvisata da parte della Chiesa cattolica l'opportunità di assegnare il patrocinio alla moderna categoria dei motociclisti, per la prima volta fu necessario tradurre il termine motocicletta in lingua latina, in modo da rendere possibile la citazione della categoria, attraverso il veicolo. Nel decreto pontificio Ad perpetuam rei memoriam di papa Pio XII, in data 11 febbraio 1947, la motocicletta è definita birota ignifero latice incita, ovvero "biruota spinta da un liquido infiammabile".[13]
Fino agli anni sessanta la produzione era per la gran parte europea, con l'industria britannica, tedesca e italiana in particolare evidenza, mentre successivamente la parte del leone viene fatta dalle industrie giapponesi.
Con l'avanzare della tecnica e della specializzazione la tipologia della motocicletta si è sempre più arricchita, cosicché sul mercato del XXI secolo è possibile trovare una moltitudine di nuovi tipi diversi, da quelli per gli usi più estremi a quelli che fanno della versatilità il proprio cavallo di battaglia.
Una suddivisione basica può essere effettuata tra le due ruote progettate e costruite per l'uso prettamente stradale, spaziante dalle versioni più spartane a quelle specifiche per i grandi viaggi, fino alle repliche di quelle utilizzate nella massime competizioni su pista; il secondo tipo è quello rappresentato dalle moto con cui è possibile, se non suggerito, l'utilizzo in fuoristrada. Anche per questo secondo tipo la scelta è molto ampia e spazia dai modelli replica di quelli utilizzati nelle competizioni specifiche, per finire con quelli in cui l'utilizzo al di fuori dei percorsi più battuti si può rivelare anche ardua.
Anche per quanto riguarda le cilindrate comuni, il passar del tempo ha visto una lievitazione della cubatura e la motocicletta media oggi può essere considerata quella che ha una cilindrata intorno ai 600 cm³ munita di appendice aerodinamica anteriore (un cupolino) con funzioni protettive e la possibilità d'installazione di contenitori posteriori (i bauletti), tutto al fine di poter essere utilizzata piacevolmente in ogni condizione di tempo. Solo negli anni sessanta del secolo scorso la stessa cilindrata era appannaggio di pochi modelli, quelli di maggior prestigio (definiti ai tempi anche come maximoto) che, all'inizio del ventunesimo secolo, ormai hanno cubature pressoché raddoppiate.
Anche ragioni di marketing o di moda hanno creato nel tempo le denominazioni con cui si riconoscono oggi dei tipi abbastanza specifici di modelli. Nella maggior parte dei casi la terminologia deriva dalla lingua inglese.
Le componenti della moto possono essere suddivise in diverse categorie.
Elementi fondamentali del motociclo, ma non pertinenti con la propulsione:
Elementi fondamentali per la propulsione del mezzo:
Elementi non obbligatoriamente presenti o necessari per la conduzione di un mezzo:
Essendo un veicolo, l'utilizzo della motocicletta (e più in generale dei motoveicoli) come mezzo di trasporto di persone può dipedendere, oltre che da scelte personali, anche dallo status economico del proprietario. Infatti, se nei paesi in via di sviluppo, motociclette e veicoli affini possono rappresentare gli unici mezzi di trasporto il cui costo sia economicamente sostenibile da ampi strati della popolazione[20], nei paesi sviluppati tale ruolo è svolto prevalentemente dall'automobile e la moto è da considerarsi principalmente un bene di uso ricreativo, sportivo o legato all'identità o al piacere personale[21] (ad esempio per il senso di adrenalina dato dalla facilità di raggiungere alte velocità, rispetto anche ad auto sportive di maggior costo[22] o per la possibilità di sentirsi un tutt'uno con l'ambiente circostante o con il mezzo che si guida[23]) per quanto anche l'agilità del mezzo nel traffico[24], la facilità di parcheggio (rispetto alle automobili) e la possibilità di usare il veicoli sulle corsie dei mezzi pubblici in alcuni contesti cittadini siano possibili fattori che possano spingere all'utilizzo di tale mezzo.
L'utilizzo della moto come mezzo di trasporto non esaurisce la potenzialità del mezzo: sono infatti numerose le attività ricreative centrate sull'utilizzo della motocicletta come ad esempio il motociclismo sportivo, i raduni motociclistici e il mototurismo. Per quanto riguarda l'ambito più prettamente sportivo, esistono numerosi e variegati tipi di competizioni motociclistiche: alcune mettono in risalto la capacità del mezzo di raggiungere velocità elevate (come ad esempio le gare di MotoGP), altre la capacità di destreggiarsi in percorsi accidentati (come l'enduro) o la capacità di compiere particolari acrobazie (come il Freestyle Motocross).
Non è raro, benché la guida della moto sia un'attività prettamente individuale, che i motociclisti sviluppino un senso di comunità e di appartenenza[21][25], sconosciuti ad altre categorie di utenti della strada, di cui sono espressione l'appartenenza a motoclub, l'usanza di salutare con gesti della mano o della gamba altri motociclisti che si incrociano[26], l'organizzazione di eventi benefici o persino l'appartenenza di alcuni individui a bande criminali di motociclisti.
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