Milovan Đilas
politico e antifascista jugoslavo / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Milovan Đilas, spesso traslitterato Djilas o, in italiano, Gilas[1] (in serbocroato Милован Ђилас, pronuncia [ˈmilovan ˈd͜ʑilas]; Podbišće, 4 giugno 1911 – Belgrado, 20 aprile 1995), è stato un politico, antifascista, partigiano e militare jugoslavo. Fu il braccio destro di Tito e uno degli attori principali della resistenza jugoslava durante la seconda guerra mondiale, nonché una delle personalità politiche più influenti della nuova Jugoslavia socialista. Negli anni '50 pubblicò alcuni libri di critica ai sistemi realsocialisti realizzatisi dopo il 1945 nei paesi dell'Europa dell'est, che gli valsero la fama di dissidente.
Milovan Đilas | |
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Presidente dell'Assemblea federale della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia | |
Durata mandato | 25 dicembre 1953 – 16 gennaio 1954 |
Predecessore | Vladimir Simić |
Successore | Moša Pijade |
Vice-Primo ministro della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia | |
Durata mandato | 14 gennaio 1953 – 17 gennaio 1954 |
Capo del governo | Josip Broz Tito |
Predecessore | Blagoje Nešković |
Successore | Svetozar Vukmanović |
Ministro senza portafoglio della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia | |
Durata mandato | 2 febbraio 1946 – 14 gennaio 1953 |
Ministro per il Montenegro nel Governo di Jugoslavia | |
Durata mandato | 7 marzo 1945 – 17 aprile 1945 |
Predecessore | carica istituita |
Successore | Blažo Jovanović (Primo ministro) |
Dati generali | |
Partito politico | Lega dei Comunisti di Jugoslavia (1932-1954) |
Milovan Đilas | |
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Nascita | Podbišće, 4 giugno 1911 |
Morte | Belgrado, 20 aprile 1995 |
Dati militari | |
Paese servito | AVNOJ Jugoslavia |
Forza armata | Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia Armata Popolare Jugoslava |
Anni di servizio | 1941 - 1957 |
Grado | Colonnello generale |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Fronte jugoslavo |
fonti nel corpo del testo | |
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Di origini montenegrine, conosciuto anche col nomignolo Ðido, ancora giovane cooperò con il Partito Comunista Jugoslavo. Al termine della seconda guerra mondiale, venne nominato vice-primo ministro della FNRJ, presidente del parlamento e inviato dell'ONU.
A metà degli anni '50 cadde in disgrazia: venne progressivamente allontanato dalla Lega dei Comunisti di Jugoslavia (SKJ), anche a causa delle politiche violente poi definite di "errori di sinistra" di cui era stato accusato di essere stato il promotore durante la guerra[2], e da tutte le cariche pubbliche. Subì alcuni processi e fu condannato più volte a pene detentive. Con l'estromissione dalla vita politica, ripiegò sull'attività di saggista e narratore, cooperando con giornali e riviste straniere.