Meditazione ebraica
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Meditazione ebraica può riferirsi a diverse pratiche tradizionali ebraiche di contemplazione, che vanno dai metodi di visualizzazione e di intuizione – o forme di comprensione emotiva in preghiera di comunione – all'analisi intellettuale di concetti etici, filosofici o mistici. Si accompagna spesso alla preghiera ebraica non strutturata e personale, che permette la contemplazione isolata o, talvolta, si unisce ai servizi liturgici regolari. Le sue elevate intuizioni psicologiche possono generare stati alterati di consapevolezza, dare vita al dveikus (avvicinamento a Dio) e portare alla trascendenza meditativa, specialmente nel misticismo ebraico.
Nel corso dei secoli, alcune delle forme comuni hanno incluso le pratiche della filosofia e etica di Abraham ben Maimon (figlio di Maimonide), della Cabala di Abramo Abulafia, Isacco il Cieco, Azriel di Gerona, Moses Cordovero, Yosef Karo e Isaac Luria; lo chassidismo del Baal Shem Tov, Schneur Zalman di Liadi e Nachman di Breslov; ed il movimento Musar di Israel Salanter e Simcha Zissel Ziv.[1]
Nelle sue forme esoteriche, la "Cabala Meditativa" è uno dei tre rami della Cabala, accanto a quello "Teosofico" e separato dalla "Cabala pratica". È un errore comune includere la Cabala meditativa nella Cabala pratica che cerca di alterare la fisicità, mentre la Cabala meditativa cerca la comprensione della spiritualità, insieme alla teosofia intellettuale comprendente la "Qabbalah Iyunit" ("Cabala contemplativa").[2]