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presbitero e umanista italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Matteo Bosso (Verona, 1427 circa – Padova, 1502) è stato un presbitero e umanista italiano.
Nato intorno al 1427, dopo aver studiato a Verona e a Milano, tornò nella città natale ove, influenzato da Timoteo Maffei, nel 1451 divenne sacerdote ed entrò come novizio nel convento veronese di San Leonardo dei canonici regolari lateranensi.[1] Eletto priore nel 1467 circa, Bosso esercitò il suo ministero in vari conventi dell'Italia settentrionale.[1] Nel periodo del suo priorato a Genova, dal 1470 al 1472, con l'appoggio di papa Sisto IV, s'impegno a riformare i monasteri femminili.[1]
Una delle sue prime opere De veris et salutaribus animi gaudiis, in forma di dialogo, composta intorno al 1463 e stampata postuma, grazie probabilmente, al sostegno di Pico della Mirandola e Agnolo Poliziano, tratta dell'immortalità dell'anima, del perché il male colpisca anche gli uomini buoni, della beatitudine dei santi, della resurrezione della carne e del purgatorio.[1]
Morì a Padova, a circa settantacinque anni, nel 1502.
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