Lettere (Plinio il Giovane)
opera di Plinio il Giovane / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Le Lettere o Epistole (in latino, Epistulae) sono la maggiore opera pervenutaci di Plinio il Giovane e rappresentano una testimonianza unica della vita quotidiana, culturale e politico-amministrativa dell'Impero romano sul principio del II secolo.
Lettere | |
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Titolo originale | Epistulae |
Altro titolo | Epistole |
Incipit miniato delle Epistulae pliniane nel codice Malatestiano S.XX.2 del XV secolo | |
Autore | Plinio il Giovane |
1ª ed. originale | 97-110 d.C. |
Editio princeps | Venezia, Christoph Valdarfer, 1471 |
Genere | raccolta di epistole |
Lingua originale | latino |
Le epistole sono distinte in due gruppi: quelle dei primi nove libri (Epistularum libri novem), indirizzate ad amici e familiari e che Plinio preparò per la pubblicazione, e quelle del libro decimo (Epistularum ad Traianum liber), che costituiscono il carteggio con l'imperatore Traiano durante il governatorato di Plinio di Bitinia e Ponto. Questo libro finale, non destinato alla pubblicazione, fu pubblicato da qualche amico dopo la morte di Plinio. Lo stile è semplice ed elegante, ma talvolta accusato di troppa affettazione.
Di particolare interesse sono le due lettere in cui Plinio descrive a Tacito l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., durante la quale morì suo zio Plinio il Vecchio (Epistulae, VI, 16; VI, 20), e quella in cui chiede all'imperatore istruzioni sulla politica da tenere nei confronti dei cristiani, con la responsiva di Traiano (Epistulae, X, 96-97).
Altre importanti figure letterarie del tardo I secolo d.C. appaiono nella collezione come amici o conoscenti di Plinio, tra cui il poeta Marco Valerio Marziale[1] lo storico Publio Cornelio Tacito, il biografo Gaio Svetonio Tranquillo[2] e il cavaliere Voconio Romano[3] Grande importanza ha la figura dell'omonimo zio: il nipote ne descrive l'attività d'instancabile studioso, elencando tutte le opere da lui composte (oggi resta la sola Storia naturale).[4] Poiché Plinio il Giovane ne ereditò le proprietà, ricevette anche la grande biblioteca di suo zio e dovette trarne grande insegnamento.