Legge Mattarella
leggi 4 agosto 1993, n. 276 e n. 277 / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La legge Mattarella, dal nome del suo relatore, Sergio Mattarella, era il sistema elettorale, a prevalenza maggioritaria, in vigore in Italia dal 1993 al 2005 per l'elezione del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati. Il politologo Giovanni Sartori coniò per essa il fortunato soprannome di Mattarellum,[2] che presto soppiantò quello di Minotauro. Quest'ultimo, alludendo all'omonimo mostro della mitologia greca, sottolineava la compresenza di diverse modalità di ripartizione dei seggi.[3][4][5]
Legge Mattarella | |
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Sergio Mattarella, relatore della legge | |
Titolo esteso | Legge 4 agosto 1993, n. 276 Norme per l'elezione del Senato della Repubblica. Legge 4 agosto 1993, n. 277 Nuove norme per l'elezione della Camera dei deputati. |
Stato | Italia |
Tipo legge | Legge |
Legislatura | XI |
Proponente | Sergio Mattarella |
Schieramento | DC, PSI, LN, PSDI, SVP, UV[1] |
Promulgazione | 4 agosto 1993 |
A firma di | Oscar Luigi Scalfaro |
Abrogazione | 21 dicembre 2005 |
Testo | |
Legge 4 agosto 1993, n. 276 Norme per l'elezione del Senato della Repubblica. Legge 4 agosto 1993, n. 277 Nuove norme per l'elezione della Camera dei deputati. |
Era previsto infatti che il 75% dei seggi di ciascuna Camera fosse attribuito con un sistema maggioritario a turno unico che determinava l'elezione, in ciascun collegio uninominale, del candidato con più voti. Il restante 25% dei seggi, al fine di lenire i difetti di rappresentatività che vengono tipicamente attribuiti ai sistemi maggioritari, veniva assegnato attraverso un meccanismo proporzionale, diverso tra i due rami del Parlamento:
- al Senato la ripartizione avveniva su base regionale: i seggi ulteriori erano attribuiti a ciascuna lista in proporzione alla somma dei voti da essa ottenuti nei collegi uninominali in cui essa era risultata non vincente, secondo un peculiare meccanismo detto scorporo. Nell'ambito di ciascuna lista risultavano quindi eletti, oltre agli eventuali vincitori dei collegi uninominali, anche i restanti candidati più votati.
- alla Camera, l'assegnazione dei seggi restanti avveniva su base nazionale, in proporzione ai voti che le liste avevano ottenuto in un'apposita votazione, contemporanea ma distinta da quella valida per i collegi uninominali. Tale assegnazione prevedeva una soglia di sbarramento al 4% ed era temperata da un meccanismo di parziale scorporo dei voti ottenuti nei collegi uninominali dal candidati vincitori, ciascuno dei quali in sede di candidatura era associato a una lista che concorreva per la parte proporzionale.