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La Divina Commedia Opera Musical è stata composta da Marco Frisina su libretto di Gianmario Pagano e Andrea Ortis, ispirato al poema di Dante Alighieri. Lo spettacolo è prodotto dalla MIC International Company con la regia di Andrea Ortis.
«Che dentro a li occhi suoi ardeva un riso Tal,
ch'io pensai di toccar cò miei
lo fondo De la mia gloria e del mio paradiso.»
La Divina Commedia Opera Musical | |
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Lingua originale | italiano |
Stato | Italia |
Anno | 2007 |
Prima rappr. | 2007 |
Compagnia | MIC International Company |
Genere | opera, musical |
Regia | Andrea Ortis |
Musiche | Marco Frisina |
Testi | Gianmario Pagano, Andrea Ortis |
Coreografia | Massimiliano Volpini |
Scenografia | Lara Carissimi |
Luci | Valerio Tiberi |
Audio | Francesco Iannotta |
Personaggi e attori | |
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Gli interpreti sono stati scelti tramite un casting on-line e gli attori Vittorio Matteucci e Lalo Cibelli sono stati i primi a interpretare rispettivamente i personaggi di Dante e Virgilio.
Il percorso rappresentato nell'opera è quello della ricerca dell'amore attraverso i canti che ne parlano, dall'inferno al purgatorio al paradiso.
I personaggi che si incontrano, oltre a Dante, Virgilio e Beatrice sono: Caronte, Francesca da Rimini, Pier della Vigna, Ulisse, Ugolino della Gherardesca, Manfredi, Pia de' Tolomei, Guido Guinizzelli, Arnaud Daniel, Matelda, Piccarda Donati, San Tommaso, San Bernardo.
La prima assoluta dello spettacolo è avvenuta a Roma, nella zona di Tor Vergata, il 22 novembre 2007 in una tensostruttura realizzata ad hoc per lo spettacolo e denominata Teatro Divina Commedia. Alla prima hanno assistito 2500 spettatori.
Lo spettacolo, che si avvale di un palcoscenico molto grande e di forma circolare, prevede un cast numeroso, composto da venti cantanti-attori, trenta ballerini e dieci acrobati, nonché un elevato numero di costumi (oltre cinquecento), quattro proiettori in alta definizione e creature fantastiche meccanizzate progettate da Carlo Rambaldi, tre volte vincitore dell'Oscar per gli effetti speciali. La tensostruttura utilizzata per la rappresentazione presentava dimensioni notevoli: 150 metri di lunghezza, 40 di larghezza e 18 di altezza interna e un palcoscenico di 250 m² di superficie. Le musiche dello spettacolo sono state eseguite dal vivo da un'orchestra di oltre cento elementi.
Lo spettacolo, dopo quattro mesi di permanenza a Roma e una presenza complessiva di 50.000 spettatori, è stato rappresentato poi al Teatro Palasharp di Milano e al Teatro Palapentimele di Reggio Calabria, registrando una presenza complessiva di altri 80.000 spettatori.
1* Beatrice: Mariangela Aruanno
La vicenda, suddivisa in due atti, ricalca la narrazione dantesca.
In una danza cosmica lottano gli angeli Michele e Lucifero, che, sconfitto, cade dando origine all'Inferno. Nel punto in cui è precipitato sorge un groviglio di tronchi, rovi e rami: è la selva oscura in cui è imprigionato un uomo, Dante, che canta nell'aria Notte il suo desiderio di andare oltre l'oscurità che lo circonda. Da uno spiraglio di luce nella selva, egli intravede l'amata Beatrice e ode la sua voce che, cantando l'Amore che muove il sole e le stelle, gli infonde coraggio.
Dante cerca di uscire dalla selva quando tre fiere spaventose, una lince, un leone e una lupa, tentano di respingerlo dentro. Sta per arrendersi, quando in suo aiuto giunge il poeta Virgilio, inviato dal Cielo e dalla stessa Beatrice a proporgli il viaggio che lo porterà a ritrovare la libertà e l'amore. Dante accetta.
I due poeti si ritrovano davanti alla Porta dell'Inferno su cui compaiono, ben leggibili, parole misteriose e terribili, sottolineate dal coro Lasciate ogni speranza. Improvvisamente un tuono annuncia l'arrivo di Caronte, il traghettatore infernale, che con dure parole - Guai a voi... - preannuncia ai dannati la pena che li attende per aver vissuto senza amore. Notata la presenza di Dante, Caronte si rifiuta di lasciarlo salire sulla barca perché è un uomo vivo, ma Virgilio lo costringe ad obbedire rivelandogli che il viaggio del poeta nell'aldilà avviene per volontà divina.
Iniziano gli incontri tra Dante e le anime dei personaggi. La prima è Francesca da Rimini, che nell'aria Amor che a nullo amato racconta la storia del suo grande e sfortunato amore adultero.
Dante e Virgilio scendono sempre di più nell'Abisso e arrivano alle mura della città infernale di Dite, dove i demoni si prendono gioco di loro e tre orribili Furie, Aletto, Tesifone e Megera, capeggiate da Medusa, sembrano mettere a repentaglio il buon esito del cammino. Di nuovo Dante viene salvato dall'intervento divino, che gli dà forza luce e speranza per proseguire.
Dante incontra nei gironi successivi Pier della Vigna, Ulisse e il conte Ugolino. Pier delle Vigne, trasformato in una pianta come tutti i suicidi, racconta di sé e dell'ingiustizia subita; Ulisse narra della sua insaziabile sete di conoscenza, mentre le anime dei suoi compagni di avventura mimano danzando la loro navigazione senza ritorno oltre le Colonne d'Ercole per seguir virtute e conoscenza. Dante ascolta le loro storie e duettando con ciascuno partecipa della loro eterna sofferenza riconoscendosi nelle debolezze che li hanno condotti in quel luogo terribile.
Man mano che la discesa prosegue si aggravano le colpe e le pene inflitte alle anime che le hanno commesse, fino a che un gelo disumano impedisce ogni movimento. Il freddo è generato dall'odio di Lucifero, situato nel punto più profondo dell'Inferno. La sua visione è la più terribile. Le sue ali generano un gran turbine di vento nel tentativo di liberarsi dalla trappola di ghiaccio ma invano: Lucifero non riesce a sollevarsi e rimane quindi eternamente sconfitto. Subito dopo, tutto ruota, il mondo si capovolge e il paesaggio infernale scompare.
Nel finale i dannati, ancora immersi nel buio, cantano l'amore perverso che ora li incatena impedendo loro di riveder le stelle. Il vero amore di Beatrice libera invece Dante, che ritorna a vedere il cielo dove le stelle danzano, annunciando l'arrivo della luce.
Dante e Virgilio si trovano sulla spiaggia dell'Antipurgatorio e Dante canta la speranza rinnovata e il desiderio di continuare a salire la grande Montagna del Purgatorio, in cima alla quale Beatrice lo attende per fargli toccare il Cielo.
Anche qui il suo viaggio è scandito da incontri con le anime di personaggi che offrono al Poeta l'occasione di scrutare più a fondo se stesso. È l'alba. I due vedono di nuovo arrivare verso di loro una barca, questa volta guidata da un Angelo che conduce le anime dei penitenti. Non appena si accorgono della presenza di Dante, uomo vivo in mezzo a loro, le anime si raccomandano al suo ricordo. Tra queste, Pia de' Tolomei. Nel suo canto Ricordati di me! e nelle danze che lo accompagnano non c'è più il dolore delle anime incontrate nell'Inferno ma la serenità e la speranza di una felicità senza fine.
Giunto a metà del suo viaggio ultraterreno, Dante si lascia andare al canto di nostalgia del viaggiatore e dell'esule fin quando giunge ad una porta, sulla cui soglia vi è un Angelo che, dopo aver marcato Dante con il segno della Penitenza, lo lascia entrare nel Purgatorio. Al di là della Porta, Dante attraversa un fuoco dove ogni amore terreno viene purificato. Lì ritrova l'amico Guido, anche lui poeta. In una festosa danza, anziché soffrire e lamentarsi, in quel luogo tutti cantano ancora l'amore forza che muove ogni cosa, tormento e gioia. Oltre questo fuoco Dante sa che Beatrice lo attende ed è arrivato anche il momento per Virgilio di fermarsi e dire addio a Dante, dichiarandolo libero e signore di se stesso, non potendo proseguire oltre e accompagnarlo fino al Paradiso.
Giunto in cima al Monte del Purgatorio, Dante si trova ancora in una foresta, simile alla selva nella quale aveva iniziato il viaggio ma stavolta si tratta di una foresta piena di luce. A introdurlo in questo nuovo mondo è Matelda, unica e misteriosa abitante del Paradiso Terrestre, che canta la beatitudine di coloro che giungono in quel giardino.
Al termine del suo canto arriva una maestosa processione e, sul carro del Grifone, Beatrice va incontro a Dante e, con sua grande sorpresa, lo rimprovera duramente, accusandolo di aver tradito il suo amore poiché, dopo la sua morte, ancora attaccato alla sua immagine terrena, non è più riuscito a credere in quella Bellezza che supera ogni esperienza sensibile e in quella Verità che la trascende.
Solo dopo aver riconosciuto e confessato la sua colpa, con sincere lacrime di pentimento ed essere stato purificato con l'acqua del fiume Letè, Dante può finalmente essere introdotto in Paradiso. Beatrice in duetto con Dante canta la bellezza dell'Amore che riempie della sua Gloria tutte le cose. Nei Cieli, anche Piccarda Donati, Tommaso d'Aquino e Bernardo di Chiaravalle descrivono il Paradiso e si uniscono a loro nella Danza del cielo.
Successivamente cantando il Vergine Madre Bernardo invita Dante a guardare negli occhi di Maria per avere la visione dell'Amore assoluto. La gioia di Dante esplode nel concertato finale, dove ogni personaggio canta l'Amor che move il sole e l'altre stelle.
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