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creatura leggendaria Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'ippogrifo è una creatura leggendaria. Il suo nome deriva dal greco antico ἵππος?, híppos ("cavallo") e γρύψ, grýps ("grifone"). L'ippogrifo è infatti una creatura alata, originata dall'incrocio tra un cavallo ed un grifone, con testa e ali, zampe anteriori di aquila, ed il resto del corpo da cavallo.
La prima menzione della parola ippogrifo si deve a Luciano di Samosata nel suo romanzo, La storia vera, risalente al II secolo d.C. La parola non si riferisce tuttavia alla creatura in sé, cui origine è ben più tarda, bensì a uomini cavalcanti "grandi grifi", che catturano i protagonisti per portarli, secondo il racconto, al cospetto del re selenita Endimione.
Nel cinquecentesco Orlando Furioso, Ludovico Ariosto inventa la creatura vera e propria. L'ippogrifo viene cavalcato dal mago Atlante, per poi venire soggiogato da Bradamante e quindi utilizzato da Ruggero. Viene inoltre cavalcato da Astolfo che vola su di esso in Etiopia. Nel Canto IV viene fornita la seguente descrizione:
La figura dell'ippogrifo venne ideata dall'Ariosto basandosi sulla metafora latina di Virgilio "incrociare grifoni con cavalli"; secondo il mito, infatti, i due animali sarebbero stati nemici naturali. Negli scenari fantastici in cui sono presenti, infatti, sono bestie molto rare, proprio per questa inimicizia tra grifoni e cavalli, pari a quella tra cani e gatti.
Nelle Leggende di Carlo Magno Thomas Bulfinch lo descrive così:
L'ippogrifo sembra essere più facile da domare rispetto ai grifoni. Nelle leggende e nei racconti in cui questo animale fantastico appare, è di solito l'animale domestico di un cavaliere o un mago. Funge da eccezionale destriero, poiché può volare veloce come un fulmine. Si dice che sia onnivoro, e che quindi mangi sia piante sia carne.
Un ippogrifo di nome Fierobecco appare sia nei romanzi della saga di Harry Potter sia nella loro trasposizione cinematografica.
L'ippogrifo è una figura araldica abbastanza comune negli stemmi inglesi dove viene principalmente utilizzata come sostegno dello scudo. Nell'araldica italiana è presente nei blasoni di varie famiglie nobili (es. famiglie Astolfo, Cruito, Sertoli)[1] e in araldica civica (comuni di Agnone (IS), Pradalunga (BG), Sarno (SA)).
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