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romanzo di Mario Tobino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il deserto della Libia è un romanzo, in parte autobiografico, dell'autore italiano Mario Tobino del 1952.
Il deserto della Libia | |
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Autore | Mario Tobino |
1ª ed. originale | 1952 |
Genere | romanzo |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | Libia, 1940-1941 |
Dal libro sono stati liberamente tratti i film Scemo di guerra, diretto da Dino Risi e uscito nel 1985, e Le rose del deserto, diretto da Mario Monicelli e uscito nel 2006.
All'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, il narratore della storia (un medico psichiatra) è richiamato alle armi e assegnato alla 31ª sezione di sanità di stanza in Libia, presso l'oasi di Sorman.
A comandare il presidio è il maggiore Beluschi, un coscienzioso oculista che di propria iniziativa si mette a curare gli abitanti dell'oasi che soffrono di tracoma. Ciò vale al personale medico il rispetto della popolazione indigena e la visita da parte del patrizio locale Mahmùd ben Mohamèd, che invita a pranzo gli ufficiali, tra i quali spicca il tenente dottor Marcello.
Assieme al narratore giunge nell'oasi il capitano medico Oscar Pilli, che assume il comando in seguito al ritorno di Beluschi in patria. A partire da tale momento il Pilli dà libero sfogo a tutte le sue stravaganze (tra le quali la cleptomania), che mettono in seria difficoltà i suoi sottoposti; questi ultimi allora informano in modo ufficioso il comando di Tripoli dell'operato del capitano. Una prima ispezione a Sorman ha esito favorevole per Pilli; successivamente però viene richiamato per una visita nella quale gli viene diagnosticato un principio d'esaurimento e gli viene assegnata una licenza di due mesi.
Mahmùd invita Marcello a casa sua perché visiti la nipote: il medico, che prima di partire aveva del mondo arabo una visione romantica sullo stile de Le mille e una notte, si rende conto di quanto sia difficile entrare a contatto con le donne arabe. Colpito dall'avvenenza della fanciulla, inventa delle malattie per avere la possibilità di visitarla ancora.
A novembre del 1940 Marcello è trasferito a Tripoli poi, in seguito allo sbarco dell'Afrikakorps di Rommel in Libia, segue la controffensiva delle forze dell'Asse fermandosi prima a Sirte poi a Tobruk, dove trova la morte nell'estate del 1941.
È stato notato da più parti come il libro abbia una struttura che oscilla tra quella del romanzo e quella del diario di guerra.[4][5]
Alla sua uscita, il libro suscitò reazioni contrastanti; tra le più negative, quella di Palmiro Togliatti collo pseudonimo di Roderigo su Rinascita, che paragonò il suo autore a Pinocchio.[6] Successivamente fu riconosciuto tra le migliori opere di Tobino,[7] grazie al sentimento che lo pervade e che non può essere slegato dalle opinioni antifasciste dell'autore.[8][9] Lo stile è caratterizzato da una sintassi non sempre regolare, con anacoluti e incisi che ricordano le poesie dello stesso autore.[10][11][12]
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