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film del 1947 diretto da Mario Mattòli Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I due orfanelli è un film del 1947 diretto da Mario Mattoli. Si tratta di una parodia del film muto di David Wark Griffith Le due orfanelle.
I due orfanelli | |
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Mario Castellani, Totò e Carlo Campanini in una scena del film | |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 1947 |
Durata | 88 min |
Dati tecnici | B/N |
Genere | comico |
Regia | Mario Mattoli |
Soggetto | Agenore Incrocci, Steno, Jean Jacques Rastier |
Sceneggiatura | Agenore Incrocci, Steno, Jean Jacques Rastier |
Casa di produzione | Minerva Film, Excelsa Film |
Fotografia | Jan Stillich, Tino Santoni |
Montaggio | Ferdinando Tropea |
Musiche | Eldo Di Lazzaro diretta da Pippo Barzizza |
Scenografia | Gastone Medin, Roland Quignon |
Costumi | Maria De Matteis |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Parigi, epoca del secondo impero napoleonico: in un collegio di orfanelle Matilde, una delle ragazze, è innamorata di Giorgio, un ufficiale che la vede clandestinamente, senza che la direttrice lo sappia. Il loro matrimonio è però ostacolato dalla famiglia di Giorgio per via delle origini sconosciute della povera Matilde.
Intenzionata a scoprire la verità, Matilde incarica gli inservienti Gasparre e Battista (anche loro orfani dei genitori) di recarsi da Madame Therese, una veggente sensitiva con una ciocca dei suoi capelli per scoprire le sue origini. Gasparre perde però questa ciocca e la rimpiazza allora con una propria. Egli viene così a scoprire le proprie origini nobiliari. Recatosi alla casa del Duca suo zio per reclamare la propria eredità viene accolto con apparente benevolenza, mentre nel buio i familiari ordiscono la trama per eliminare il nuovo pretendente.
Dopo una ripetuta serie di fallimenti, il Duca fa cadere il nipote in una trappola: Gasparre, sedotto dalla bella Susanne de la Pleine, è costretto a battersi in duello ma si salva grazie a una provvidenziale battaglia. Il Duca non demorde e con un inganno attira Gasparre e Battista in una camera di tortura ma i due riescono miracolosamente a fuggire, finendo tra l'altro nelle fogne di Parigi dove incontrano l'abate Faria e con lui tentano di risalire in superficie: sfortuna vuole che i tre si trovino ad emergere in una stanza del palazzo imperiale dove Napoleone III sta posando per un quadro. Convinto che siano cospiratori della corona, l'Imperatore ordina il loro arresto: Battista riesce a fuggire, mentre Gasparre e l'Abate vengono catturati e rinchiusi in una cella, in attesa di essere condannati a morte. Qui l'Abate scopre un passaggio segreto; solo lui evaderà, in quanto Gasparre confida in un atto di benevolenza.
Tornato al collegio, Battista confessa l'accaduto alla direttrice che gli consegna l'indirizzo di suo padre e una medaglietta che aveva un tempo per riconoscimento. Giunto alla casa del padre, Battista scopre che il proprio genitore non è un nobile né un musicista come egli aveva sempre ritenuto ma è il boia di Parigi. Lo convince allora ad aiutarlo nel suo tentativo di salvare Gasparre, condannato alla ghigliottina. Il giorno dell'esecuzione si verifica tutta una serie di fatti rocamboleschi: ma a questo punto si scopre che in realtà la vicenda era tutta un sogno fatto da entrambi i protagonisti, che al risveglio si trovano come sempre in collegio.
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