Il Governo Rattazzi I è stato in carica dal 3 marzo[1] all'8 dicembre 1862[2] per un totale di 280 giorni, ovvero 9 mesi e 5 giorni.
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Appartenenza politica
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Provenienza geografica
La provenienza geografica dei membri del Consiglio dei ministri si può così riassumere:
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NOTA: Ai tempi del Regno d'Italia, poiché secondo lo Statuto Albertino il governo rispondeva nei fatti al solo Re, la fiducia parlamentare in senso moderno non era obbligatoria (ed in tal senso vari sono stati i casi di formazione di un governo palesemente privo di tale supporto). La prassi di determinare la sopravvivenza dell’esecutivo in base al supporto parlamentare, dunque, si è andata sviluppando solo successivamente, specie con l’ascesa dei partiti di massa e con l’introduzione del sistema proporzionale, in tempi molto più tardi rispetto all’unità, ed ufficialmente solo con la Costituzione della Repubblica Italiana. Per questo motivo, il grafico sottostante espone, secondo ricostruzioni e dichiarazioni, nonché secondo la composizione del governo, l’eventuale supporto che questo avrebbe o ha ottenuto.
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1862
Marzo
- 3 marzo - A seguito delle dimissioni di Bettino Ricasoli, il re Vittorio Emanuele II affida a Rattazzi il compito di formare il nuovo governo. Cordova doveva assumere il Ministero dell'Interno, ma per opposizione di molti di sinistra, Rattazzi lo passa al Ministero della Grazia e Giustizia, e tiene senza portafoglio Poggi, che doveva andare in quest'ultimo. L'esecutivo è formato quasi esclusivamente da ministri piemontesi e si contraddistingue per una folta presenza di indipendenti vicini alla sinistra moderata.
Maggio
- 13 maggio - Rattazzi dà ordine di arrestare in Trentino un numeroso gruppo di garibaldini (tra cui 123 ex membri dei Mille) accusati di insurrezionalismo.
Ottobre
- 17 ottobre - Animato consiglio dei ministri: Pepoli e Depretis opinano che si formi un governo degli uomini più popolari; poi si conclude che per ora si vada avanti così, lasciando al presidente del consiglio di interpellare i parlamentari più influenti.
- 31 ottobre - A Torino ripetuti colloqui fra Rattazzi, Minghetti e Farini fanno correre la voce che si prepari un governo Rattazzi-Farini-Minghetti-Peruzzi.
Novembre
- 19 novembre - A Torino a sera invitati da Farini, Vegezzi e Guerrieri si radunano 140 deputati dei gruppi dissidenti della maggioranza. Boncompagni formula un ordine del giorno di sfiducia, ma si delibera di decidere dell'atteggiamento dopo la svolgimento dell'interpellanza da esso Boncompagni presentata sulla politica del governo.
- 29 novembre - A seguito di numerose e prolungate polemiche per le azioni anti-garibaldine condotte dal governo (animate soprattutto da Ricasoli e dall'estrema sinistra) e constatato che egli non gode più della fiducia del sovrano, Rattazzi annuncia la sua volontà di dimettersi da capo del governo. Il Re ne è informato ufficiosamente e consulta Luigi Carlo Farini sulla situazione.
- 30 novembre - Discussa e scartata l'eventualità di sciogliere la Camera, il Re, su consiglio di Rattazzi, dà mandato di fiducia a Cassinis, che conferisce con il conte senatore Pasolini per la formazione del ministero.
Dicembre
- 1º dicembre - Alla Camera, continuando la discussione politica, il presidente dei ministri, Rattazzi ribatte le accuse mossegli; riconosce la difficoltà di raccogliere una maggioranza compatta ed annuncia di aver rassegnate al Re le dimissioni del gabinetto. Il deputato Boncompagni ritira la propria interpellanza.
- 6 dicembre - Scambio di comunicazioni fra il conte Pasolini e Farini, che accetta di entrare nel ministero assumendone la presidenza, ma volendo Pasolini agli affari esteri.
Viene riportata la situazione parlamentare solo di questa camera (e non anche del Senato del Regno) poiché, sebbene entrambe partecipino al processo di controllo del rapporto di fiducia con l'esecutivo, per convenzione costituzionale in caso di disaccordo è la decisione della camera bassa a prevalere, risultando essere la posizione ufficiale del Parlamento nella sua totalità.
- Francesco Bartolotta, Parlamenti e Governi d'Italia dal 1848 al 1970, 2 Voll., Vito Bianco editore, Roma, 1971, II Vol., p. 35.