Il Giro d'Italia 1999, ottantaduesima edizione della "Corsa Rosa", si svolse in 22 tappe dal 15 maggio al 6 giugno 1999, per un percorso totale di 3 774 km, e fu vinto da Ivan Gotti.
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Giro passato alla storia per l'estromissione dalla corsa di Marco Pantani (in maglia rosa) prima della partenza della ventunesima tappa da Madonna di Campiglio, dopo che i controlli ematici avevano evidenziato nel suo sangue un tasso di ematocrito superiore al limite consentito.
I controlli svolti dai medici dell'Unione Ciclistica Internazionale prima della partenza della corsa rilevarono un tasso di ematocrito superiore al limite massimo di 50% nel sangue di due dei 162 ciclisti iscritti, l'italiano Nicola Loda e lo spagnolo Javier Otxoa. I due vennero di conseguenza precauzionalmente sospesi per quindici giorni, e non poterono prendere parte alla corsa[1]. La prima maglia rosa, in quel di Modica, andò a Ivan Quaranta, per poi passare, nei giorni seguenti, sulle spalle di altri due velocisti, Mario Cipollini e Jeroen Blijlevens. Al termine della tappa di Monte Sirino, comunque, il primato passò a Laurent Jalabert. Il francese perse la maglia a favore di Marco Pantani dopo la tappa del Gran Sasso, riconquistandola però già il giorno dopo con la vittoria nella cronometro di Ancona.
Pantani riprese a sua volta la rosa sulle prime Alpi, a Borgo San Dalmazzo (tappa vinta da Paolo Savoldelli), e l'indomani rafforzò il primato, tornando al successo sulla salita del Santuario di Oropa: nell'occasione, dopo essere stato vittima di un salto di catena all'inizio dell'ascesa, il "Pirata" recuperò il distacco accumulato, superò tutti gli avversari e andò ad imporsi in solitaria[2]. Il cesenaticense vinse quindi altre due tappe, prima sull'Alpe di Pampeago e poi, il 4 giugno, sul traguardo di Madonna di Campiglio, incrementando così a 5'38" (a due giorni dal termine) il vantaggio sul secondo in classifica, Savoldelli, e a 6'12" quello sul terzo, Ivan Gotti[3].
L'indomani, dopo i controlli ematici svolti dai medici dell'UCI al mattino, ecco il colpo di scena: a Pantani venne riscontrato un tasso di ematocrito di 52%, superiore al limite massimo consentito (50%). Il ciclista, in quel momento in maglia rosa, non poté perciò prendere il via della ventunesima tappa, ricevendo anche, a scopo precauzionale, i consueti quindici giorni di sospensione dalle competizioni[4]. La squadra di Pantani, la Mercatone Uno-Bianchi, si ritirò in blocco dalla corsa[4], e Paolo Savoldelli rifiutò di indossare la maglia rosa[5]. Quel giorno l'ultima tappa di montagna, con passaggi su Tonale, Gavia (Cima Coppi), Mortirolo e arrivo all'Aprica, vide il duello per il primato tra due bergamaschi, Savoldelli e Gotti. Gotti, con Gilberto Simoni e Roberto Heras, poi vincitore di tappa, riuscì a staccare Savoldelli in salita e a sopravanzarlo in classifica, aggiudicandosi il Giro per la seconda volta in carriera dopo il successo di due anni prima[5]. Sui gradini più bassi del podio di Milano salirono appunto Savoldelli, staccato di 3'35" da Gotti, e Simoni, a 3'36". Quarto, e maglia ciclamino, fu Jalabert.