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Genroku (元禄?) è il nome dell'era giapponese (年号, nengō, "nome dell'anno") successiva all'era Jōkyō e precedente all'era Hōei. Copre il periodo che va da settembre del 1688 a marzo del 1704.[1] L'imperatore regnante era Higashiyama (東山天皇).[2]
Genroku viene comunemente usato anche per indicare l'intero regno dello shōgun Tokugawa Tsunayoshi (1680-1709), quinto shōgun Tokugawa, e, in termini più ampi, per contrassegnare la "cultura genroku", collocabile dalla metà del XVII alla metà del XVIII secolo, caratterizzata dalla fioritura e dal rinnovamento culturale nelle arti, nella letteratura e nel teatro, e dalla diffusione dell'alfabetizzazione, specialmente nella classe dei chōnin.[3]
A questo periodo vengono ascritti autori come il maestro di poesia haiku Matsuo Bashō, il romanziere Ihara Saikaku, il drammaturgo Chikamatsu Monzaemon, gli scrittori Arai Hakuseki e Ogyū Sorai (1666–1728), entrambi influenti studiosi confuciani che scrissero saggi e trattati in cinese classico, e celebri pittori ukiyo-e.[3][4][5]
L'era, considerata l'età dell'oro del periodo Edo, divenne nota come periodo di benessere e prosperità, seguito a un secolo di pace interna e di isolamento, in cui il Giappone aveva raggiunto una relativa stabilità economica.[6][7] La produzione agricola e il commercio aumentarono notevolmente, così come conobbero una fase di rapida crescita le città, in particolare i grandi centri urbani di Edo, capitale amministrativa dello shogunato Tokugawa, Kyoto, sede della corte imperiale, e Osaka, la cui popolazione, composta in larga percentuale da mercanti, vide crescere in maniera considerevole l'attività dei magazzini legati al porto (si calcola nell'era genraku un volume annuale di traffico di riso raggiungesse circa 1,4 milioni di koku) e dei negozi che rifornivano il milione e più di residenti di Edo dei principali prodotti di consumo corrente, dai tessuti di cotone e l'olio per lampade, ai rivestimenti per i tatami, alle calzature.[3][8]
La vita urbana conobbe uno sviluppo intenso e senza precedenti, intorno a cui si materializzò una cultura cosiddetta “mercantile”, distinta dalla cultura di corte che fino ad allora dominava la vita culturale dell'arcipelago, stimolata dall'aumento delle pubblicazioni mediante la stampa xilografica di piccoli opuscoli (kanazōshi) - tra cui manuali, guide, libri di fiabe e leggende - scritti in un linguaggio semplice, per il consumo popolare, e al nuovo genere di narrativa popolare rappresentato dagli ukiyo-zōshi, brevi romanzi popolari illustrati, il cui autore più famoso fu Ihara Saikaku.[3]
L'emergente e ricca classe mercantile dei chōnin concentrata nelle città e portatrice di uno stile di vita concentrato sui piaceri materiali e non su rigidi codici morali, diede un notevole impulso allo sviluppo delle arti e a forme di intrattenimento rappresentate dai teatri e dai quartieri del piacere, divenuti il soggetto preferito di dipinti e stampe ukiyo-e.[7]
La situazione finanziaria dello shogunato, tuttavia, non fu altrettanto florida: per tentare di risolvere tale crisi, nel 1698 venne disposto l'aumento della quantità di monete in circolazione, riconiandole e diminuendo il loro contenuto di metallo aureo, sceso dall'85% al 57%.[9][10] Il risultato di questo primo esperimento di svalutazione non fu molto positivo, accrebbe il caos valutario e fu accompagnato da un drammatico aumento dei prezzi.[11]
1688 (Genroku gannen, 元禄元年): la nuova era iniziò nel quinto anno di Jōkyō, il 30º giorno del 9º mese. Il nome Genroku venne scelto per segnare l'inizio del regno dell'imperatore Higashiyama.[12]
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