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poeta romano del I secolo a.C. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gaio (?) Rabirio (in latino Gaius Rabirius; Roma, ... – 8 d.C. circa) è stato un poeta romano, esponente dell'epica storica celebrativa.
Di Rabirio non abbiamo notizie biografiche certe: viene comunemente datato all'età augustea sulla base di una testimonianza di Ovidio[1], che lo pone tra i poeti celebri della sua epoca e da Velleio Patercolo[2], che lo inserisce tra i grandi ingenia dell'epoca.
Sulla base dei 5 brevissimi frammenti pervenuti[3], lo si ritiene autore di un poema epico storico sulla guerra civile tra Augusto e Marco Antonio: si tratterebbe, in effetti, per la mistione tra storia ed erudizione presente nei versi pervenuti, di una sorta di precursore di Lucano
Nei frammenti pervenutici, notevole è il Fr. 2, che richiamerebbe, secondo la fonte che lo cita[4], le ultime parole di Antonio morente: hoc habeo, quodcumque dedi e che sarebbe stato riecheggiato in Lucano[5]: probabilmente Rabirio aveva, come sarebbe stato nella Pharsalia, una tendenza stoicheggiante che si rifletteva in una sorta di epica declamatoria.
Probabilmente il poeta si concentrava sulla battaglia di Azio e gli eventi precedenti, visto che sempre Ovidio afferma che Rabirio avrebbe trattato di battaglie navali[6] e della guerra in Egitto[7].
Dopo la scoperta di un papiro di Ercolano sulla battaglia di Azio[8], di 67 versi, gli è stato attribuito questo frammento, per consonanza di argomento[9]: molti studiosi, comunque, a causa dello stile sciatto e mediocre del brano, tendono ad assegnarlo ad una composizione scolastica più tarda[10].
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