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medico e letterato italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Francesco Pona (Verona, 11 ottobre 1595 – Verona, 2 ottobre 1655) è stato un medico e letterato italiano, seguace dell'aristotelismo padovano, autore di testi di medicina e anatomia, nonché di opere letterarie in lingua italiana, la più importante delle quali è La lucerna.
Nella sua carriera sperimenta generi letterari diversi, spaziando dalle commedie e dalle tragedie alla storia, anche valendosi dei suoi studi medicina e anatomia, tanto che nel 1631 pubblica Il gran contagio di Verona come relazione della peste del 1630.
Ma, soprattutto, si interessa alla letteratura classica e italiana precedente, che riassume in vario modo nella sua opera principale, la già ricordata raccolta di novelle La lucerna.
Sileno overo Delle Bellezze del Luogo dell'Ill.mo Sig. Co. Gio. Giacomo Giusti. Pubblicato, con l'occasione delle Nozze de gl'Ill.mi Sig.ri Il Sig. Conte Francesco Giusti e la Signora Antonia Lazise. Angelo Tamo in Verona 1620 con licenza de' Superiori. Opera importante per avere informazioni di prima mano sul Giardino all'italiana di Giardino Giusti in Verona di proprietà dei Conti Giusti, infatti il medico e botanico Francesco Pona fu inoltre giardiniere dei Conti Giusti.[1]
Il Paradiso de' Fiori overo Lo archetipo de' Giardini, Angelo Tamo in Verona 1622 con licenza de' Superiori. Questo manuale è una importante testimonianza di chi creava e curava il Giardino all'italiana di Giardino Giusti a Verona tramite l'ars topiaria, uso di serre, scelta e cura delle piante, il giardino era di proprietà dei Conti Giusti, presso cui il medico e botanico Francesco Pona faceva il giardiniere.[2]
La lucerna è un'opera narrativa originale che ha come protagonista un unico personaggio in trasformazione, sul modello del romanzo ellenistico e dell'opera di Apuleio. L'opera è divisa in quattro sere nelle quali il personaggio autobiografico Eureta, uno studente dell'università di Padova, ascolta il racconto della sua lucerna, che contiene un'anima più volte reincarnata, secondo la teoria già classica, che ritroviamo in Platone, della metempsicosi. La lucerna racconta storie provenienti da ogni tempo e luogo, e questo è il pretesto per poter mescolare generi e autori, imitando e citando, secondo la teoria di Marino per cui l'arte è un'imitazione dell'arte stessa. Nell'opera si passa dall'incarnazione in animali, all'incarnazione in uomini e donne, per passare poi a un filosofo aristotelico, a una cortigiana, a Cleopatra, a un personaggio della letteratura precedente, rileggendo in chiave nuova novelle del Boccaccio o delle raccolte precedenti. Altre novelle si basano sul fatto che la lucerna è stata venduta e arriva a Venezia, passando da una casa a un'altra, con spunti narrativi così esotici, erotici e dell'orrore. Il testo diventa così un grande insieme di materiale narrativo vario, con la possibilità di unire in un'unica opera generi e forme diverse. L'opera venne messa all'Indice nel 1627 e fu sconfessata dall'autore nel 1636, tanto che nel 1648 egli pubblicò una palinodia intitolata L'Antilucerna, nella quale Pona, obbedendo alle violente critiche religiose, fa sfilare pie immagini e pentite meretrici al posto delle cortigiane, delle regine e dei principi presenti nella Lucerna.
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