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Fosforo (optoelettronica)
sostanza che presenta il fenomeno ottico della fosforescenza / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il fosfòro è una sostanza che presenta il fenomeno ottico della fosforescenza (dopo l'esposizione alla luce o a particelle energetiche come elettroni veloci). Il termine va pronunciato fosfòro, con l'accentazione piana, per distinguerlo dall'elemento chimico fòsforo[1].
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Il nome deriva da quello dell'elemento chimico fosforo (dal greco φωσφόρος, fosfóros, "portatore di luce"), scoperto dall'alchimista tedesco Hennig Brand nel 1669. Mentre lavorava ad Amburgo Brand provò a distillare alcuni tipi di "essenze di vita" dalle sue urine, e nel processo produsse un materiale bianco che si illuminava al buio. Da quel tempo il termine fosforescenza è stato usato per definire sostanze che si illuminano al buio in seguito al previo assorbimento di radiazioni elettromagnetiche di frequenze opportune.
Il fòsforo stesso non è un fosfòro; essendo molto reattivo, se esposto all'aria si ossida lentamente passando per vari stati eccitati; questi nel ricadere via via verso lo stato più stabile emettono fotoni nel visibile. Tale fenomeno costituisce la chemiluminescenza, perche gli stati eccitati vengono raggiunti per causa chimica (qui l'ossidazione), non fotonica (irraggiamento). La luce osservata da Brand era in realtà causata dalla combustione molto lenta del fosforo, ma siccome egli non vide fiamme né calore (ossidazione fredda) non la considerò tale.
I fosfori sono composti di metalli di transizione o composti di terre rare di vari tipi. L'uso più comune dei fosfori è nei display a raggi catodici e nelle lampade fluorescenti. I fosfori a raggi catodici furono standardizzati all'inizio della seconda guerra mondiale e distinti dalla lettera "P" seguita da un numero.