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Esplosione nella raffineria di Texas City
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L'esplosione nella raffineria di Texas City è avvenuta il 23 marzo 2005, quando una nube di vapori di idrocarburi si è sprigionata dall'unità di isomerizzazione della raffineria BP a Texas City, Texas, provocando 15 morti e oltre 180 feriti e causando danni estesi agli impianti. Con 437000 barili-giorno di greggio in ingresso, nel 2000 la raffineria di Texas City era la seconda raffineria del Texas e la terza degli Stati Uniti come capacità produttiva[1]. La BP aveva acquisito la raffineria tramite la sua fusione del 1999 con la Amoco e la ha successivamente ceduta alla Marathon Petroleum nel 2013[2]. Stando ai rapporti investigativi della BP[3] e dell'U.S. Chemical Safety and Hazard Investigation Board (CSB)[4], la causa diretta dell'incidente è stato il rilascio in atmosfera di una nube di idrocarburi più pesanti dell'aria che hanno trovato una fonte di innesco, probabilmente nel motore di un veicolo in transito. La nube di idrocarburi si è generata per il sovrariempimento e surriscaldamento dello splitter del raffinato, le cui valvole di sicurezza hanno scaricato idrocarburi liquidi nel sistema di scarico ("blowdown"), sovrariempiendolo e invadendo il camino. Entrambi i rapporti investigativi hanno elencato numerosi errori tecnici e gestionali in raffineria e a livello della BP. Nel 2011 la BP ha annunciato la vendita della raffineria per coprire le richieste di danni economici e le azioni correttive a seguito del disastro della Deepwater Horizon[5].
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