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Nella Germania di Tacito, gli Erminoni (italianizzato anche come Irminoni, Herminoni o Ermioni; in latino Herminones) sono uno dei tre gruppi nei quali si ripartivano i Germani occidentali, accanto a Ingevoni e Istevoni. La storiografia moderna ha identificato gli Erminoni con le tribù germaniche stanziate nel bacino dell'Elba.[2]
Erminoni | |||
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Le popolazioni della Germania Magna e le sue principali suddivisioni interne sulla base degli scritti di Plinio il Vecchio (77/78) e Tacito (98): Erminoni | |||
Nomi alternativi | Identificabili con i Suebi[1] | ||
Sottogruppi | ne facevano parte i Buri, i Corconti, gli Ermunduri, i Marcomanni, i Naristi, i Quadi e i Semnoni | ||
Luogo d'origine | occupano infatti la maggior parte della Germania Magna, per di più distinti in tribù con nomi diversi | ||
Periodo | dal II secolo a.C. | ||
Popolazione | Germani occidentali | ||
Lingua | lingue germaniche | ||
Distribuzione | |||
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Degli Erminoni, spesso indicati con il nome generico di Suebi o Svevi,[1] facevano parte i Marcomanni, i Quadi, gli Ermunduri, i Semnoni e i Longobardi[3]; esistono tuttavia numerose discrepanze, sia tra le varie fonti antiche sia tra esse e gli esiti della ricerca storiografica moderna, su quali tra le tribù germaniche siano effettivamente da ascrivere agli Erminoni.
Pomponio Mela, nella sua Chorographia[4], colloca gli Herminones nell'area del Golfo di Codano; secondo la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, gli Erminoni comprendevano i Suebi (che in realtà coincidevano con la totalità del popolo[1]), gli Ermunduri, i Catti e i Cherusci[5] (questi ultime due tribù invece sicuramente Istevoni).
Le fonti antiche utilizzano il nome di Suebi in modo poco coerente, a volte riferendosi alla totalità degli Erminoni[1] e altre a singole tribù che ne formavano parte. Comunque, nel I secolo a.C. gruppi di Suebi mossero dal natio Golfo di Codano verso sud (stanziandosi in quella regione presso il Reno che ancora oggi porta il loro nome: la Svevia) e verso ovest, passando il Reno su invito dei Galli Edui e guidati da Ariovisto. In Gallia si scontrarono con Cesare, che stava conducendo le sue campagne per la conquista della Gallia, e furono sconfitti (58 a.C.).
Secoli dopo, un altro gruppo di tribù germaniche indicato con il nome di Suebi, ma includente anche altri elementi etnici (tanto germanici orientali - Vandali - quanto iranici - Alani[3]), penetrarono nella Penisola iberica (409), dove fondarono un proprio regno e si convertirono al Cristianesimo. L'entità statale sueba, avente come nucleo la Galizia, fu annesso dal Regno visigoto nel 585.
Stanziati tra il Reno, il Meno e il Danubio fino alla fine del I secolo a.C., presero parte alla spedizione in Gallia guidata da Ariovisto e fermata da Cesare nel 58 a.C. Sconfitti nuovamente da Druso maggiore nel 9 a.C., passarono in Boemia, guidati da Maroboduo. Lì fondarono un potente ma effimero regno, in seguito alla cui distruzione i Marcomanni aggregarono intorno a sé altre tribù, tra le quali i Quadi. I continui scontri con i Romani lungo il Limes sfociarono, nel 167, nelle guerre marcomanniche, che opposero il popolo germanico all'Impero romano di Marco Aurelio. Dopo un ventennio di lotte Roma infine vinse, e da allora i Marcomanni rimasero ai margini delle vicende storiche.
Collocati nel I secolo a.C. lungo l'alto Meno, al termine del medesimo secolo si unirono ai Marcomanni nella migrazione verso l'attuale Boemia. Da qui, intorno alla metà del I secolo d.C., si spostarono verso la Pannonia, includendo altri elementi etnici quali gli Iazigi sarmatici. Attaccati da Domiziano alla fine del I secolo per essersi rifiutati di appoggiare l'imperatore romano nelle sue campagne contro i Daci, nel secolo seguente si unirono ai vicini Marcomanni nelle loro guerre contro Roma, condividendone la sconfitta. I resti del popolo entrarono a far parte di altre confederazioni germaniche, come i Suebi e gli Alemanni.
La tribù dei Semnoni, parte degli Herminones, costituì il nucleo originario della federazione di tribù nota come Alemanni (o Alamanni), che si stanziò nella valle del Neckar[3]. Anch'essi vennero più volte a conflitto con i Romani: Caracalla li sconfisse sul Meno nel 213, nel 268 vennero respinti sul lago di Garda insieme ai Goti cui si erano uniti; nel 277 a batterli fu Probo e nel 357 Giuliano. In seguito la federazione andò via via perdendo i suoi connotati distintivi, confondendosi con quella dei Suebi tanto che dagli inizi del VI secolo il loro territorio d'origine, chiamato fino ad allora "Alemannia", incominciò a essere indicato con il nome di Svevia (che tuttavia si sarebbe imposto definitivamente soltanto a partire dall'XI secolo[3]).
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