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avvocato, dirigente d'azienda e politico italiano (1863-1947) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Enrico Teodorico Luigi Giovanni Maria San Martino Valperga, conte di Valpergato e di Maglione, di Torre di Bairo, Pont e Valli (Torino, 11 marzo 1863 – Roma, 14 luglio 1947) è stato un avvocato, dirigente d'azienda e politico italiano.
Enrico San Martino Valperga | |
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Senatore del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 17 giugno 1911 – |
Gruppo parlamentare | non iscritto |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Professione | Avvocato, dirigente d'azienda |
Uomo di vasta e raffinata cultura[1], ha dedicato la sua vita principalmente alla promozione delle attività musicali e delle belle arti. Nel primo campo è stato presidente dell'Accademia filarmonica di Roma (1892-1893), del Circolo musicisti di Roma (1888), dell'Accademia di Santa Cecilia (posto tenuto per circa mezzo secolo), e del Conservatorio di musica (1895-14 luglio 1947), ha fondato l'Unione Nazionale Concerti (1922) ed ha presieduto l'Associazione di musica moderna e la Federazione Internazionale dei concerti. Nel secondo ha presieduto la Società amatori cultori di belle arti ed è stato presidente della biennale di Roma[2].
Attivo anche all'estero, ha fatto parte dell'Institut de France [2] di Parigi nel periodo delle sanzioni (e quindi in un momento teso dei rapporti tra Francia e Italia), e nello stesso periodo (caso unico per uno straniero da due secoli), tiene un discorso a nome dell'Acadèmie des Beux Art ad una riunione pubblica delle cinque accademie francesi (Académie française, Académie des inscriptions et belles-lettres, Académie des sciences, Académie des beaux-arts, Académie des sciences morales et politiques). Tra il 1922 e il 1939 passa gran parte del suo tempo all'estero: viaggia in tutta Europa, nelle americhe, e partecipa alla fondazione di istituzioni musicali o artistiche in Egitto, Siria, Palestina, Senegal, India e Giappone.
È stato presidente dell'Esposizione nazionale italiana di Roma per il cinquantenario dell'Unità d'Italia[2] e membro del consiglio di amministrazione della Banca Commerciale Italiana.
Entrato in senato nel 1911[1], con l'avvento del regime fascista ne appoggia la politica di promozione della cultura italiana all'estero. A causa dei suoi viaggi, peraltro, partecipa in modo scarso alle attività parlamentari (che infatti censiscono solo quattro suoi interventi in aula), e pur non avendo mai espresso voti favorevoli al mantenimento del regime e alla guerra viene dichiarato decaduto dalla carica di senatore con sentenza del 5 dicembre 1944[1] dell'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo.
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