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azienda italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Enimont S.p.A. è stata un'importante società per azioni italiana, frutto della più rilevante operazione di fusione e alleanza tra la chimica pubblica (rappresentata dall'EniChem, controllata del gruppo Eni) e quella privata (rappresentata dalla Montedison).
Enimont | |
---|---|
Stato | Italia |
Forma societaria | Società per azioni |
Fondazione | 1988 a Milano |
Fondata da | EniChem, Montedison |
Chiusura | 1991 |
Persone chiave | Raul Gardini |
Settore | Chimico |
Occupava 50.000 dipendenti per 15.500 miliardi di lire di fatturato.[1]
Nacque nel 1988 in seguito alla decisione dei due colossi chimici del paese, grazie all'intervento di Raul Gardini, di unire le proprie attività chimiche in un'unica società. Enimont è infatti l'unione delle sigle di ENI e Montedison. Era, in pratica, una joint venture di proprietà paritaria delle due società (40% a testa), con il rimanente 20% nelle mani del mercato azionario.
Area | Da parte di EniChem | Da parte di Montedison |
---|---|---|
Chimica di base e intermedi | EniChem Anic e controllate | Montedipe e controllate |
Chimica secondaria e fine | EniChem Synthesis e controllate | Auschem, Ausind, ACNA, Vinavil |
Materiali e materie plastiche | EniChem Anic e controllate, EVC (50%), EniChem Tecnoresine |
Montedipe e controllate |
Agricoltura | EniChem Agricoltura e controllate | Agrimont e Conserv |
Detergenza | EniChem Augusta e controllate | Ausidet |
Elastomeri | EniChem Elastomeri e controllate | Dutral |
Fibre | EniChem Fibre e controllate | Montefibre (59,49%) e controllate |
Raffineria e aromatici | Raffineria siciliana, Nurachem | Raffineria e aromatici di SELM |
Ricerca | - | Istituto Guido Donegani |
Sanità e altre attività | Sclavo, Bellico, Boston, Alta, Sinel e altre società minori |
Sefimont, Sime, Segem |
La società ebbe però breve durata; nel 1990 Gardini, a seguito di immobilismi dalla parte di Eni, disaccordi e divergenze con la parte statale della joint venture, cercò di acquistare il 20% delle azioni sul mercato tramite una cordata di finanzieri e imprenditori amici, ma ciò portò alla rottura dei rapporti con il partner industriale e, di conseguenza, con il Parlamento e la politica dell'epoca. Le due parti trovarono un accordo, detto "del Cowboy", grazie all'allora ministro delle partecipazioni statali, Franco Piga: Gardini cedette il 40% di Enimont, di proprietà Montedison, all'Eni al prezzo di 2800 miliardi di lire; tuttavia tale accordo privò il colosso privato di quasi tutto il settore chimico che deteneva prima dell'alleanza con Eni.
Con lo scandalo seguito a quest'accordo, trovò veridicità il fatto che lo stesso Gardini fu costretto a pagare tangenti ai partiti politici dell'epoca, nel vano tentativo di risparmiare sulle tasse per la vendita delle attività chimiche della Montedison.
L'EniChem si ritrovò così nuovi stabilimenti da gestire e nuove linee di produzione che erano in passato della Montedison (es. la Vinavil).
Montedison invece era diventata praticamente una holding di partecipazioni che controllava diverse aziende del settore alimentare e la nuova Edison, legata alle attività energetiche.
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