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politico e militare italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Emilio Giuseppe Giacomo Gaetano Ponzio Vaglia (Torino, 5 dicembre 1831 – Roma, 29 dicembre 1912) è stato un generale e politico italiano.
Emilio Giuseppe Giacomo Gaetano Ponzio Vaglia | |
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Ministro della Real Casa | |
Durata mandato | 2 gennaio 1894 – 1909 |
Predecessore | Urbano Rattazzi |
Successore | Alessandro Mattioli Pasqualini |
Senatore del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXI |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Professione | Militare di carriera |
Emilio Ponzio Vaglia | |
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Nascita | Torino, 5 dicembre 1831 |
Morte | Roma, 29 dicembre 1912 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Sardegna Regno d'Italia |
Forza armata | Armata sarda Regio Esercito |
Arma | Artiglieria |
Anni di servizio | 1845-1899 |
Grado | Tenente generale |
Guerre | Guerra di Crimea Seconda guerra d'indipendenza italiana Terza guerra d'indipendenza italiana |
Battaglie | Battaglia di Custoza (1866) |
Comandante di | XI Corpo d'armata |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Militare di Torino |
dati tratti da Archivio storico fotografico 12[1] | |
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Nacque a Torino il 5 dicembre 1831, figlio di Giuseppe e Eugenia Arnulfi.[2] Arruolatosi nell'Armata Sarda, dal 14 novembre 1845 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Torino da cui uscì il 1 ottobre 1849 con il grado di sottotenente assegnato all'artiglieria.[1] Fu promosso tenente l'11 agosto 1851, e l'anno successivo si distinse per il comportamento tenuto in occasione dello scoppio della polveriera di borgo Doria a Torino, avvenuto il 26 aprile 1852, tanto da essere poi insignito della medaglia di bronzo al valor militare.[2]
Tra il 1855 e il 1856, insieme all'amico Fiorenzo Bava Beccaris, combatte in Crimea con il Corpo di spedizione sardo.[1] Promosso capitano il 13 marzo 1859, in quell'anno partecipò alla seconda guerra d'indipendenza italiana.[1] Il 31 dicembre 1861 fu promosso maggiore, e nel 1862 divenne membro del comitato d'artiglieria.[2] Nel 1866 combatte nella terza guerra d'indipendenza italiana come comandante di una Brigata d'artiglieria a cavallo,[2] insignito di una menzione onorevole, il 24 giugno prese parte alla battaglia di Custoza dove si meritò la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[1] Il 2 maggio 1868 sposò la signorina Maria Luisa Francesca Rogier, con la quale ebbe quattro figli, Roberto, Bianca, Giorgia e Olga.[2]
Nominato Vicecomandante della Scuola di applicazione di artiglieria e genio il 19 aprile 1869, fu promosso tenente colonnello il 1 giugno 1871.[1] Comandante del 12º Reggimento artiglieria da campagna dal 6 maggio 1875, il 23 dicembre dello stesso anno fu nominato colonnello, e il 9 giugno 1877 divenne comandante del 7º Reggimento artiglieria da campagna.[1] Il 14 luglio 1881 assunse il comando dell'artiglieria territoriale di Piacenza, e il 27 aprile 1882, promosso colonnello brigadiere, ebbe il comando della Brigata Pistoia, venendo promosso maggior generale il 1 giugno 1882.[1] Nell'agosto dello stesso anno fu inviato presso la corte dello zar Alessandro III in occasione delle grandi manovre dell'Esercito Imperiale Russo.[2]
Aiutante di campo generale effettivo di S.M. il Re Umberto I, di cui godeva della massima fiducia, dal 4 ottobre 1883, assunse il comando della Divisione militare di Firenze il 6 marzo 1887, e il 10 dello stesso mese divenne Aiutante di campo generale onorario.[1] Tenente generale dal 2 ottobre 1887, assunse il comando dell'XI Corpo d'armata l'11 dicembre 1892, e dal 26 gennaio 1893 al 15 dicembre 1899 fu Primo Aiutante di Campo Effettivo del Re.[2] Il 2 gennaio 1894 fu nominato Ministro facente funzioni della Real Casa, divenendo effettivo dal 10 al 16 dicembre 1899.[2] Fu, insieme a Felice Avogadro di Quinto, fra gli ufficiali che, il 29 luglio 1900 a Monza, accompagnavano re Umberto I sulla carrozza sulla quale il re venne colpito a morte dall'anarchico Gaetano Bresci: Umberto morì fra le sue braccia appena dopo che il re fu trasportato alla Villa Reale.[3] Investito dalle polemiche per non aver protetto con il proprio corpo re Umberto I come aveva invece fatto Benedetto Cairoli in occasione dell’attentato di Giovanni Passannante a Napoli nell'autunno del 1878, fu riconfermato nell'incarico dal nuovo monarca, Vittorio Emanuele III, divenendo poi Ministro di Stato, incarico che ricoprì fino al 1909, quando si dimise per limiti d'età.[2] Fu Senatore del Regno d'Italia dal 25 ottobre 1896 alla data della sua morte, avvenuta a Roma il 29 dicembre 1912.[2]
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