Re d'Italia (in latino Rex Italiae) è stato un titolo utilizzato da numerosi sovrani a partire dal Medioevo.
Re d'Italia | |
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Data di creazione | dopo il 774 |
Primo detentore | Carlo Magno[1] |
Ultimo detentore | Umberto II di Savoia |
Data di estinzione | 18 giugno 1946[2] |
Trasmissione | elettiva per legge salica, ereditaria per legge salica |
Titoli sussidiari | Periodo medievale:
Periodo napoleonico:
Periodo sabaudo: |
Trattamento d'onore | Sua/Vostra Maestà |
Carlo Magno e il Sacro Romano Impero (774 - 1806)
Storia
Con la deposizione dell'imperatore Romolo Augusto, nel 476, ebbe termine l'Impero romano d'Occidente e il re germanico Odoacre assunse il governo della Diocesi Italiana, ufficialmente in nome e per conto dell'imperatore d'Oriente Zenone, che gli conferì la dignità di "Patrizio" e lo riconobbe come suo vicario. Un contemporaneo, il vescovo africano Vittore di Vita, gli attribuì impropriamente il titolo di "Re d'Italia", di cui Odoacre in realtà non fece mai uso: le monete da lui coniate, infatti, riportano soltanto il nome (Flavius Odovacar), mentre il suo unico documento ufficiale sopravvissuto lo definisce semplicemente Rex, senza alcuna determinazione etnica o geografica[4]. Nel 493, dopo quasi vent'anni di governo, Odoacre venne sconfitto e ucciso dal re ostrogoto Teodorico, che conquistò l'Italia instaurandovi il Regno ostrogoto. Gli Ostrogoti caddero nel 553 e, dopo una breve parentesi di restaurazione imperiale (553-568), su gran parte della penisola si insediarono i Longobardi guidati da Alboino. A un'epoca imprecisata risale la realizzazione della Corona ferrea, che venne utilizzata nell'incoronazione dei Re d'Italia dal trecento. Durante il Medioevo il Palazzo Reale di Pavia ospitò la corte dei re longobardi e successivamente dei re d'Italia. Venne distrutto nell'XI secolo.
La conquista del Regno longobardo da parte di Carlo Magno (774) sancì una svolta: il sovrano franco prese il titolo di "Re dei Longobardi" e successivamente, nell'800, anche quello di "Imperatore dei Romani", incorporando l'Italia centro-settentrionale nell'Impero carolingio da lui fondato. Nei documenti di cancelleria la denominazione di "Regno d'Italia" (Regnum Italiae), avvenne in maniera sporadica sotto Carlo e sistematica a cominciare dal nipote Lotario I che acquisì il titolo ex novo di Re d’Italia dal Papa.[5]. Mentre la documentazione ufficiale emanata dalle cancellerie continuò a riportare l'intitolazione di "Re dei Longobardi" per tutta l'epoca carolingia, cronisti e annalisti presero a chiamare di frequente i sovrani del Regno con il titolo di "Re d'Italia"[6]. Nel X secolo, sul finire dell'epoca della cosiddetta Anarchia Feudale, è attestato anche quello di "Re degli Italici" (Rex Italicorum), usato da Ottone I di Sassonia dopo la sua discesa in Italia[7].
A partire dal 962 il Regno d'Italia legò le sue sorti al Sacro Romano Impero di Ottone I e dei suoi successori. Anche se l'ordinamento politico del Regno cominciò a sgretolarsi con l'avvento dell'età comunale, i sovrani di Germania, che si definivano Re dei Romani (Rex Romanorum) dopo l'elezione da parte dei principi dell'Impero, continuarono comunque per diversi secoli a oltrepassare le Alpi per cingere la corona ferrea e proseguire verso Roma, dove ricevevano la corona imperiale dalle mani del Papa e acquistavano il diritto di fregiarsi del titolo di Imperatore. L'ultima incoronazione fu quella di Carlo V d'Asburgo, che si tenne nel 1530 a Bologna. Nella sua veste di re d’Italia l’imperatore aveva come suo vicario il duca di Savoia, sebbene questo titolo fu sempre puramente onorifico.[8]
- Titolatura
Le formule di intitolazione utilizzate presso le cancellerie dei sovrani del Regnum Italiae medievale erano in genere di questo tipo[9]:
Versione latina (originale)
- (nome del Re)
Divina favente Clementia
Rex
- (nome del Re)
gratia Dei
Rex
- (nome del Re)
Divina ordinante Providentia
Rex
Traduzione italiana
- (nome del Re)
con il favore della Divina Clemenza
Re
- (nome del Re)
per grazia di Dio
Re
- (nome del Re)
per disposizione della Divina Provvidenza
Re
Il regno di Napoleone (1805 - 1814)
- Regno d'Italia
1805–1814 - Il Regno d'Italia napoleonico
- Napoleone nelle vesti dell'incoronazione
Storia
All'inizio del XIX secolo, caratterizzato dalla diffusione delle idee rivoluzionarie e dalla nascita del concetto di nazione, andando a gettare le basi per il Risorgimento, le guerre rivoluzionarie francesi e le guerre napoleoniche sconvolsero l'assetto geopolitico della penisola. I Francesi crearono una serie di repubbliche giacobine, molte delle quali nel 1802 vennero unificate da Napoleone Bonaparte nella Repubblica Italiana, estesa su parte dell'Italia centro-settentrionale. Poco tempo dopo Bonaparte si proclamò Imperatore dei Francesi e Re d'Italia, trasformando così la Repubblica in Regno d'Italia, e a Milano, il 26 maggio 1805, si autoincoronò con la Corona ferrea. La caduta di Napoleone segnò anche la fine del Regno d'Italia (1814), che venne occupato dall'esercito imperiale austriaco del feldmaresciallo Heinrich Johann Bellegarde. Al suo posto sorse il Regno Lombardo-Veneto, il cui sovrano era l'imperatore d'Austria Francesco I. Il Lombardo-Veneto ereditò la Corona ferrea come insegna reale.
- Residenza
Sotto Napoleone il Palazzo Reale di Milano, già sede del governo ducale, fu scelto come residenza ufficiale del Re e del Viceré. Bonaparte comunque risiedette nel Palazzo delle Tuileries, a Parigi.
Funzioni e prerogative
Il trono era ereditario nella discendenza maschile legittima, sia naturale che adottiva. Nel primo Statuto Costituzionale si sosteneva che l'unione delle corone di Francia e Italia fosse dovuta alla «sicurezza dello Stato»: quando le armate straniere si sarebbero ritirate era previsto che Napoleone trasmettesse la corona italiana ad uno dei suoi figli legittimi, naturale oppure adottivo, e da quel momento in poi le due corone non si sarebbero più potute riunire[10]. Il potere esecutivo si concentrava nelle mani del Re, che nominava i ministri e i membri del Consiglio di Stato, l'organo centrale del Regno, nonché i presidenti dei collegi e della censura, i presidenti e questori del Corpo legislativo, i presidenti e procuratori generali di corti e tribunali, i prefetti, i consiglieri di prefettura e i podestà dei comuni di prima classe, i rettori delle università e gli ufficiali dell'esercito. Poteva inoltre convocare e sciogliere il Corpo legislativo e presiedere le riunioni del Senato consulente[11]. Il Re era anche gran maestro dell'Ordine della Corona ferrea.
Per tutta la breve esistenza del Regno l'autorità regia fu demandata al viceré Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone.
- Titolatura
L'intitolazione usata negli atti di Napoleone era la seguente[10]:
- Napoleone
per la grazia di Dio e per le Costituzioni
Imperatore dei Francesi e Re d'Italia
Italia unita
Re d'Italia | |
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Stendardo regio d'Italia | |
Umberto II di Savoia, ultimo titolare della Corona | |
Sigla | RdI |
Stato | Italia |
Tipo | Capo di Stato |
In carica | Carica abolita |
Istituito | 17 marzo 1861 |
Predecessore |
|
Durata mandato | A vita |
Bilancio | 11.250.000 Lire (1926) |
Sede | Palazzo del Quirinale, Roma |
Indirizzo | Piazza del Quirinale |
- Grande stemma
1890–1946 - Piccolo stemma
1890–1946 - Il Regno d'Italia nel 1936
Storia
In seguito alla seconda guerra d'indipendenza (1859) e alla spedizione dei Mille (1860) il Regno di Sardegna estese la sua giurisdizione su gran parte della penisola annettendo quasi tutti gli altri Stati italiani e, con la legge nº 4761 del 17 marzo 1861 approvata dal Parlamento Subalpino, il suo sovrano Vittorio Emanuele II di Savoia assunse il titolo di "Re d'Italia" per sé e i suoi successori, sancendo così la creazione di un nuovo Regno d'Italia. I sovrani di casa Savoia non ricevettero alcuna cerimonia di incoronazione, cosicché la Corona d'Italia rimase soltanto un emblema araldico. L'immagine della monarchia risultò compromessa a causa del ventennio fascista, della partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale e della fuga di Vittorio Emanuele III da Roma. Un referendum sulla forma istituzionale dello Stato si svolse il 2 e 3 giugno 1946 e l'esito fu favorevole alla Repubblica. La notte fra il 12 e 13 giugno il Consiglio dei ministri, prendendo atto dei risultati, attribuì le funzioni di Capo provvisorio dello Stato al presidente Alcide De Gasperi, mentre l'ormai ex re Umberto II lasciava il paese. Il 18 giugno la Corte di cassazione respinse i ricorsi dei monarchici e proclamò i risultati definitivi. La Costituzione della Repubblica Italiana, approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, entrò in vigore il 1º gennaio 1948.
Ruolo costituzionale
Pur essendo già capo dello Stato, a seguito della concessione dello Statuto Albertino il 4 marzo 1848 al re vennero attribuiti numerosi poteri. Stabilente il ruolo preminente del re nell'esecutivo dello Stato - un "Governo Monarchico Rappresentativo"[12] - retto da un monarca di età maggiorenne (18 anni) e di sesso maschile: il trono passava agli eredi attraverso la legge salica. Se questi era di età minore, le funzioni e prerogative spettavano a una reggenza (solo in caso di assenza di parenti maschili questa era di diritto esercitata dalla regina madre).
Lo Statuto riconosceva al monarca l'azione legislativa, in condivisione con le camere del parlamento, che venivano da lui convocate e di cui il Senato era interamente nominato per volere regio (altrimenti secondo le ventuno categorie riportate nell'art. 33); il re sanzionava e promulgava le leggi. Nel capitolo riguardante le disposizioni transitorie, il re poteva decidere di "fare le leggi sulla Stampa, sulle Elezioni, sulla Milizia comunale, e sul riordinamento del Consiglio di Stato"[13]
Oltre a ciò al re spettava l'esclusività del potere esecutivo - il governo non era guidato formalmente da un Presidente del Consiglio: era infatti composto da soli ministri, che venivano nominati e rimossi a discrezione del monarca - e del "Comando supremo dello Stato"[14]: questo stabiliva la possibilità per il re di firmare trattati (senza informare il parlamento) e di condurre la politica estera del regno, nominare tutte le cariche dello Stato e il comando supremo delle forze armate. Come caratteristica degli stati monarchici, la Giustizia veniva amministrata in nome del re, da cui emanava. Aveva anche il potere di grazia e di commutare le pene inflitte.
Agli articoli 19, 20 e 21 veniva stabilito il principio di separazione tra il patrimonio della Corona e il patrimonio privato del re, caratteristica degli stati costituzionali: infatti, fino al 1848 il regno di Sardegna era uno stato assoluto, in cui il re era proprietario del regno e poteva disporne di come meglio credeva. Era uno "stato patrimoniale".[15]
Dal punto di vista strettamente legale, lo Statuto Albertino creava un'architettura istituzionale costituzionale, che negli anni successivi alla prima guerra d'indipendenza si venne a trasformare in una sistema parlamentare: tutto ciò avvenne però nella sostanza, non nella forma, tanto che con l'avvento della dittatura fascista[16] la carta costituzionale poté essere del tutto distorta attraverso quegli stessi meccanismi che avevano garantito il periodo liberale dell'Italia unita.
- Titolatura
L'intitolazione usata durante la monarchia sabauda fu approvata il 21 aprile 1861 ed era la seguente[17]:
- (nome del Re)
per grazia di Dio e per volontà della Nazione
Re d'Italia
Il 10 maggio 1946, giorno successivo all'abdicazione di Vittorio Emanuele III, il Governo decise di rimuovere la formula per grazia di Dio e per volontà della Nazione dall'intitolazione, che si ridusse semplicemente a[18]:
- Umberto II
Re d'Italia
Dopo il Referendum istituzionale del 2 giugno del 1946, Re Umberto II, in contrasto col Governo e col Capo Provvisorio dello Stato, partì per l'esilio contestando la legittimità delle consultazioni elettorali e senza riconoscere la Repubblica Italiana; sicché dal 13 giugno, quale Sovrano non abdicatario, modificò nuovamente la formula reale, risultando pertanto la titolatura:
- Umberto II, per Grazia di Dio, Re d'Italia
Dotazione
Sempre attraverso lo Statuto, al re venivano attribuiti assegni, beni mobili e immobili per l'esercizio delle funzioni governative e di rappresentanza che gli competevano. È da specificare che questa dotazione era costituita dalla Lista Civile, quota di denaro annuale devoluta dal bilancio dello Stato, e la dotazione della Corona vera e propria, composta da palazzi, ville, tenute e beni mobili di vario genere. Tutto questo era amministrato dal re attraverso un insieme di uffici che presero il nome di Real Casa, che a lui rispondevano.
Elenco dei re
Note
Voci correlate
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Collegamenti esterni
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