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Domain-driven design (DDD) è un approccio alla progettazione del software che punta a riprodurre a livello del software un dominio applicativo, basandosi sull'input degli esperti di quel dominio. Il DDD punta a suddividere i sistemi in contesti delimitati, ciascuno con il proprio modello, piuttosto che a progettare un singolo modello onnicomprensivo.
Seguendo i principi del domain-driven design la struttura e il linguaggio del software dovrebbero corrispondere alla struttura e al linguaggio del dominio. Ad esempio, in una software che si occupa di gestire una cantina vinicola possono esistere classi come "bottiglia" oppure "mosto" e metodi come "applica etichetta" oppure "imbottiglia".
I processi DDD si basano su tre principi cardine:
Il termine "Domain-driven design" è stato coniato da Eric Evans nel 2003 nel libro omonimo.[2]
Idealmente, è preferibile avere un singolo modello unificato. Anche se questo è un nobile proposito, nella realtà ci dobbiamo tipicamente scontrare con più modelli che coesistono. È utile integrare questa assunzione e lavorare con essa.
Le strategie nel design sono una serie di principi atti a mantenere l'integrità del modello, e che portano a sviluppare il modello di dominio e di interazione tra i vari modelli.
In progetti di grandi dimensioni molti modelli devono interagire tra loro. È facile che la complessità e la molteplicità di interazioni portino a problemi tecnici, di organizzazione e di comunicazione. La strategia del bounded context serve a gestire la complessità di un dominio suddividendolo in aree delimitate e definite, ciascuna con i propri modelli, la propria logica e la propria terminologia. Questo promuove l'indipendenza dello sviluppo all'interno dei singoli contesti, minimizzando i rischi di interferenze tra di loro.[3]
I bounded context servono anche a risolvere il problema della polisemia, cioè la proprietà per una parola di assumere più significati: il contesto in cui un appare un termine determina il suo significato. Ad esempio il "prezzo" per un reparto vendite è una cosa diversa dal "prezzo" per un reparto acquisti. In un approccio DDD la soluzione al problema è segregare ciascun "prezzo" nel suo bounded context, in maniera da limitare le occasioni di fraintendimento, sia nello sviluppo del software concreto, sia nella comunicazione all'interno del progetto.[4]
Quando più persone lavorano all'interno dello stesso contesto è facile che nascano interpretazioni contraddittorie degli stessi modelli. Il problema cresce con l'aumentare di dimensione del team, ma non è escluso che emerga anche in team poco numerosi. Allo stesso tempo, frammentare il dominio in troppi contesti porta alla perdita di integrazione e di coerenza delle informazioni.
La soluzione è istituire un processo di continuous integration, sia del codice, con l'integrazione frequente delle nuove modifiche con annessi step di testing, sia delle informazioni, con l'esercizio costante dell'ubiquitous language all'interno del team, in modo da mantenere una visione condivisa del modello man mano che la sua concezione evolve nella mente dei singoli membri del team.[5]
Un singolo contesto delimitato porta ad una serie di problemi in assenza di una visione globale. Il contesto di altri modelli potrebbe essere ancora vago e non completo.
Gli sviluppatori degli altri team potrebbero non essere consapevoli del dominio in cui il contesto opera, quindi la modifica ad un contesto si rende complicata a fronte di confini non ben definiti. Quando interconnessioni tra contesti si rendono necessarie, accade talvolta che i limiti si fondano.
La soluzione è definire ogni modello che esiste nel progetto e definirne i limiti. Questo include modelli impliciti di sotto progetti non object-oriented. Trovare il nome di ogni contesto delimitato, e renderlo parte del linguaggio specifico del dominio. Descrivere i punti di contatto tra i modelli, esplicitando le traduzioni che occorrono nella comunicazione ed evidenziando le condivisioni di informazioni.
Nel libro Domain-Driven Design, che è orientato a descrivere sistemi orientati agli oggetti, vengono introdotti una serie di artefatti per esprimere modelli di dominio nell'ambito di un processo di progettazione domain-driven:
1234
rispetto a quella con numero di serie 1235
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.Al fine di mantenere il modello come un costrutto del linguaggio puro e utile, il team deve tipicamente implementare l'isolamento con grande attenzione e prestare attenzione all'incapsulamento all'interno del modello di dominio. Di conseguenza, un sistema costruito attraverso il Domain Driven Design può essere oneroso in termini di costo di sviluppo.
Quindi un sistema basato sul Domain Driven Design ha un costo relativamente alto. Il Domain Driven Design offre certamente numerosi vantaggi tecnici, ad esempio la manutenibilità, Microsoft raccomanda comunque di applicarlo solo ai domini complessi in cui il modello e i processi linguistici offrono evidenti vantaggi nella comunicazione di informazioni complesse, e nella formulazione di una visione comune del dominio.
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