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termine che distingue il significato principale di una parola rispetto alla connotazione Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La denotazione[1] è un termine della logica e della linguistica che distingue il significato principale di una parola (o "enunciato") rispetto alla connotazione, ossia alla carica psicologica associata al termine. Nel caso di una parola singola, la denotazione è la prima definizione che daranno un dizionario o un'enciclopedia.
Ad esempio, la denotazione più probabile di notte è il lasso di tempo tra il tramonto e l'alba (significato esplicito), mentre le connotazioni (significati impliciti) possono essere, a seconda del caso, quelle positive e soprattutto negative di decadenza, minaccia, mancanza di energia, romanticismo eccetera.
Mentre la denotazione è un concetto relativamente fisso, su cui tutti i parlanti più o meno saranno d'accordo (ad esempio sul significato della parola cane), la connotazione può variare a seconda del contesto, quindi della persona, della cultura, della situazione in cui l'enunciato viene prodotto:
Secondo John Stuart Mill una parola va considerata come connotativa se indica, oltre ad un oggetto, anche le sue proprietà, mentre sarà puramente denotativa se si limita a indicare il solo oggetto oppure soltanto una proprietà.[2]
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