Cum nimis absurdum
Bolla papale di Paolo IV / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La bolla Cum nimis absurdum («Poiché è oltremodo assurdo» in lingua latina), emanata il 14 luglio 1555[1] da papa Paolo IV (al secolo Gian Pietro Carafa), dando seguito alle disposizioni del Concilio Lateranense IV nei paragrafi 67-70, pose una serie di limitazioni ai diritti delle comunità ebraiche presenti nello Stato Pontificio.
Cum nimis absurdum Bolla pontificia | |
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Pontefice | Papa Paolo IV |
Data | 1555 |
Argomenti trattati | Legislazione sugli Ebrei di Roma |
Fino alla metà del Cinquecento il papato, dopo l'impero, era stato il più importante protettore della vita ebraica nell'Occidente europeo. Cedendo alle pressanti insistenze di molteplici regnanti del tempo, chiese locali e, soprattutto, degli ordini religiosi, in particolare dei Francescani Osservanti, la Chiesa decise di emanare un provvedimento restrittivo per la comunità ebraica dello Stato Pontificio. Inoltre, pareva inaccettabile che si stesse lottando a oltranza contro i protestanti, mentre si tolleravano coloro che negavano la divinità di Cristo[2].
In particolare, la bolla impose agli ebrei l'obbligo di portare un distintivo turchese (glauci coloris), li escluse dal possesso di beni immobili e vietò ai medici ebrei di curare cristiani. La bolla sancì inoltre la costruzione di appositi ghetti entro i quali gli ebrei avrebbero dovuto vivere e portò alla creazione, fra l'altro, del ghetto di Roma.
Sette anni dopo papa Pio IV (Giovanni Angelo Medici), avversario della famiglia Carafa, con la bolla Dudum a felicis del 27 febbraio 1562 ammorbidiva gli articoli più vessatori della bolla di Paolo IV, in particolare per quanto riguarda le limitazioni all'attività economica, il possesso di beni immobili anche fuori dai ghetti e assolveva chi non avesse rispettato le norme della Cum nimis absurdum.
Tuttavia tale bolla costituì un precedente nella legislazione papale e i suoi effetti si sentirono fino alla presa di Roma nel settembre 1870.[3] Molte delle ordinanze specificate nei quindici articoli della bolla furono in seguito adottate da altri capi di Stato italiani[4].
È la prima delle bolle papali che lo storico Attilio Milano ha qualificato, insieme alla Hebraeorum gens (1569) e alla Caeca et obdurata (1593) come bolle infami:
«Paolo IV diede espressione a tutto il suo livore contro gli ebrei in una bolla destinata a farli precipitare in uno dei più profondi abissi di degradazione che mente umana possa immaginare.»
( Attilio Milano, Storia degli Ebrei in Italia, Torino, Einaudi, 1963, p. 247.)