Cretula
massa di argilla applicata nel Vicino Oriente antico a chiusura di contenitori o porte per certificarne il contenuto / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Nel Vicino Oriente antico, la cretula (dal latino cretŭla, diminutivo di creta, «argilla»[1]; plurale: cretule o, in latino, cretulae) era una massa di materiale plasmabile (comunemente argilla) applicata a chiusura di contenitori o porte e lasciata poi essiccare. Sulla cretula ancora malleabile veniva in genere impresso un sigillo: l'integrità della cretula testimoniava la mancata manomissione del contenuto.
Spesso, al posto del termine cretula è usato come sinonimo il termine bulla (in latino, 'bolla'; plurale: bullae). È stato ad un certo punto proposto di destinare il termine bulla ad un diverso strumento di certificazione. La bulla così intesa era una sorta di palla di argilla essiccata, usata per contenere strumenti contabili detti calculi. Anche sulle bullae veniva impresso il sigillo di uno o più funzionari per certificarne il contenuto.
L'avvento della cretula come strumento amministrativo va collocato nella fase matura della rivoluzione urbana (Tardo-Uruk, fine del IV millennio a.C.), con la formazione dello Stato, il sorgere dei primi grandi centri urbani (a partire da Uruk) e il consolidarsi di un sistema sociale centrato sulla disuguaglianza.[2] L'artigianato specializzato così come l'edilizia, con la produzione di massa di oggetti in ceramica e la costruzione di imponenti edifici monumentali, ma anche l'agricoltura, l'allevamento e il commercio, erano tutte attività fortemente controllate dalla classe dirigente. In cambio del sostentamento e della protezione offerti dalle élite, il popolo risultava alienato di tutto il prodotto del proprio lavoro. In questo contesto, sigilli, bullae e cretulae (e poi tavolette d'argilla con segni numerici e pittografici) rappresentavano strumenti di contabilità e di convalida per un sistema amministrativo sempre più complesso.[2]