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tentativo di redigere una costituzione per l'Unione europea (2004) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Quello della Costituzione europea, formalmente Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, è stato un progetto di revisione dei trattati fondativi dell'Unione europea, redatto nel 2003 dalla Convenzione europea e definitivamente abbandonato nel 2007[1], a seguito dello stop alle ratifiche imposto dalla vittoria del no ai referendum in Francia e nei Paesi Bassi. Diverse innovazioni della Costituzione sono state poi incluse nel successivo Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1º dicembre 2009.
Si trattava di un testo unico volto ad armonizzare e integrare tutti i vari trattati fondativi dell'Unione europea redatti negli anni in un unico documento.
All'inizio del nuovo millennio l'Unione europea, ormai esistente in diverse forme da circa mezzo secolo, si è trovata a dover affrontare nuove importanti sfide, le quali confermavano l'esigenza - già evidenziata in passato dal Club del coccodrillo - di un approfondimento dei legami sovranazionali europei[2].
Il 7 luglio 2000, il Presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, in un intervento pubblico all'Università di Lipsia, lanciò l'idea di una Costituzione Europea, ovvero una cornice istituzionale che avrebbe evitato all'Euro la condizione di "orfano isolato"[3].
Nello stesso anno le norme di base della legislazione europea venivano rinnovate con il Trattato di Nizza (7-10 dicembre 2000), che introduceva flessibilità e riforme in vista di un allargamento dell'UE da 15 a 27 membri (entro il 2007). Sebbene le innovazioni introdotte abbiano migliorato i processi decisionali e meglio organizzato le istituzioni dell'UE, il Trattato di Nizza era nato come compromesso tra le diverse idee dei paesi membri e quindi non adeguatamente capace di rispondere alle future sfide dell'Europa. Per tale motivo all'atto finale della conferenza intergovernativa che avrebbe varato il nuovo trattato venne aggiunta all'ultimo momento una "Dichiarazione sul futuro dell'Unione". In essa si ponevano i nuovi problemi da risolvere entro il 2004, anno dell'allargamento dell'Unione ad altri 10 membri. La dichiarazione concerneva:
Il 15 dicembre 2001 al consiglio europeo di Laeken venne proclamata la “Dichiarazione di Laeken” di importanza primaria, poiché oltre a ribadire i problemi sul tavolo fissati fin da Nizza venne convocata ufficialmente una Convenzione europea, un organo straordinario incaricato di giungere alla soluzione concreta dei problemi entro il 2004. La Dichiarazione indicava le due grandi sfide dell'Europa del nuovo millennio: una interna, l'avvicinare cioè le istituzioni europee al cittadino e potenziare la democraticità dell'Unione; una esterna, il ruolo cioè che avrebbe avuto l'Europa unita nello scenario post 11 settembre 2001, in quale modo si sarebbe imposta sullo scenario internazionale per far valere la pace, la democrazia e i diritti dell'uomo. Concretamente venivano richieste le seguenti riforme, prioritarie per creare un'Unione forte:
A questi quesiti molto complessi la Dichiarazione rispose con la convocazione della Convenzione sul futuro dell'Europa, proclamando presidente Valéry Giscard d'Estaing (ex presidente della repubblica francese) e vicepresidenti Giuliano Amato e Jean-Luc Dehaene. I lavori della Convenzione si aprirono ufficialmente il 28 febbraio 2002.
La Commissione europea e in particolar modo il Presidente Romano Prodi hanno poi scritto e supportato un documento, chiamato Progetto Penelope,[5] che conteneva un'integrazione più profonda tra i paesi e un modello istituzionale più definito: la bozza è stata uno dei punti di riferimento della Convenzione europea.
Conclusisi il 10 luglio 2003, i lavori della Convenzione sul futuro dell'Europa sono durati diciassette mesi, durante i quali i suoi membri hanno quotidianamente discusso i delicati temi sul tavolo del dibattito. I membri della Convenzione, in numero di 102 (più 12 osservatori), nominati dai governi e dai parlamenti nazionali degli stati membri e dei paesi candidati all'adesione, dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea, nel corso dei mesi di lavoro si sono riuniti in vari gruppi specifici ognuno con un tema da affrontare, discutendo poi le loro proposte e le loro soluzioni in 26 assemblee plenarie durante le quali esse sono state votate e/o modificate. I lavori della Convenzione si sono svolti in una completa trasparenza, poiché tutte le sedute plenarie sono state aperte al pubblico e tutta l'enorme mole di documenti prodotti è stata sempre disponibile per la consultazione sui siti Internet istituzionali.
Inoltre, nel corso dei lavori la Convenzione ha incontrato numerosi gruppi non istituzionali (confessioni religiose, organizzazioni non-profit, società civile, gruppi di riflessione, organizzazioni locali e regionali) lasciando aperto un forum dove raccogliere contributi di chiunque volesse dire la sua (quasi 1300 contributi) e dedicando una particolare giornata all'incontro con i giovani, le cui proposte sono state al centro di numerosi dibattiti.
Pur tuttavia, non adeguatamente pubblicizzata la Convenzione è finita per non attirare l'attenzione della maggioranza dell'opinione pubblica, col risultato che il frutto conclusivo è stato accolto con freddezza. Il risultato finale, presentato dal presidente Giscard d'Estaing il 18 luglio 2003 a Roma, è stato il "Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa", in quattro parti, vera e propria costituzione europea che ha in pratica trasformato la Convenzione in una Costituente.
Dopo la presentazione ufficiale del progetto costituzionale, la presidenza di turno italiana dell'UE ha rapidamente convocato la Conferenza intergovernativa (CIG) incaricata di discutere e se necessario modificare il progetto in vista di una sua ratifica. La CIG è composta dai capi di Stato o di governo dei 25 Paesi dell'Unione, dai ministri degli Affari esteri di tali Stati, dal Presidente della Commissione europea (allora Romano Prodi) e dal Presidente del Parlamento europeo (allora Pat Cox) nonché da alcuni membri attivi della Convenzione. La prima seduta è stata convocata per il 4 ottobre 2003. Dopo una modifica redazionale e giuridica del documento costituzionale attuato dal gruppo dei giuristi (un organo incaricato di attuare un approfondito esame giuridico e linguistico del testo per evitare ambiguità o lacune), i membri della CIG hanno iniziato l'esame dei punti controversi del trattato. I principali punti controversi sono stati:
Le numerose sessioni presiedute da Silvio Berlusconi, presidente di turno dell'UE, pur risolvendo la maggioranza dei quesiti sul tavolo dei negoziati non erano riuscite a giungere ad un compromesso sulla maggioranza qualificata per via delle forti critiche di Spagna e Polonia. Per tale motivo, durante la sessione conclusiva dal 12 e 13 dicembre 2003 a Bruxelles, veniva dichiarato il fallimento dei negoziati e le questioni passavano alla nuova presidenza di turno irlandese, guidata da Bertie Ahern. Dopo numerosi incontri bilaterali, nel marzo del 2004 un appello del Parlamento europeo faceva seguito a quello dell'ex presidente della Convenzione Giscard d'Estaing nel chiedere la ripresa dei negoziati, poiché la ratifica della Costituzione rimaneva di prioritaria importanza. Le nuove sessioni della CIG, tra l'aprile e il giugno del 2004, si sono concluse nel Consiglio europeo di Bruxelles del 17-18 giugno 2004: il problema della maggioranza qualificata veniva risolto e si giungeva definitivamente a un accordo sul testo.
Il 29 ottobre 2004 si è svolta a Roma la cerimonia (trasmessa in eurovisione) della firma del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa. Hanno firmato la Costituzione i capi di Stato o di governo dei 25 paesi dell'Unione europea e i loro ministri degli esteri. Bulgaria, Romania e Turchia, in qualità di paesi candidati, hanno firmato solo l'Atto finale, mentre la Croazia ha partecipato come osservatore. La firma della Costituzione è avvenuta nella Sala degli Orazi e Curiazi del Palazzo dei Conservatori, la stessa storica sala in cui il 25 marzo 1957 i sei paesi fondatori firmarono i trattati che istituivano la CEE e l'Euratom (Trattati di Roma).
È iniziato quindi il lungo processo di ratifica del testo costituzionale da parte dei 25 paesi dell'Unione europea (oggi 27), ratifica che avviene o per via parlamentare – come nel caso italiano – o tramite referendum popolari. In quest'ultimo caso, hanno risposto favorevolmente alle urne i cittadini di Spagna (20 febbraio 2005) e Lussemburgo (10 luglio 2005), mentre i cittadini di Francia (29 maggio 2005) e Paesi Bassi (1º giugno 2005) hanno votato in maggioranza no. Quest'ultimo risultato ha praticamente congelato l'iter di ratifica, da concludersi entro la fine del 2006: alcuni paesi (tra cui Danimarca e Regno Unito) che ancora non hanno ratificato la Costituzione non hanno ancora fissato date per eventuali referendum. Del resto, non si sa quale risposta dare ai no di Francia e Paesi Bassi, e ad eventuali possibili no di altri paesi. Nel summit europeo del 15 e 16 giugno 2006, i capi di Stato e di governo dei paesi membri si sono posti l'obiettivo di risolvere la questione entro il 2008 o comunque prima delle elezioni europee del 2009. Le possibili soluzioni individuate sono state: l'apertura di una nuova "mini-CIG" per una parziale riscrittura della Carta costituzionale, la "riduzione" della Carta attuale ai principi fondamentali rinominandola "Trattato fondamentale", piccoli aggiustamenti alla Carta esistente, come l'inserimento di un "protocollo sociale". Alla fine ha prevalso l'idea del "testo ridimensionato" e si è convenuto di approvare il Trattato di riforma.
Nelle tabelle di seguito la situazione delle ratifiche.
Parte contraente | Data[7] | Risultato[8] | Notifica presso il Governo italiano[9] |
---|---|---|---|
Lituania | 11 novembre 2004 | Ratificato dal parlamento unicamerale (Seimas) con 84 voti a favore, 4 contrari e 3 astensioni.[10] | 17 dicembre, 2004 |
Ungheria | 20 dicembre, 2004 | Ratificato dal parlamento (Országgyűlés): 323 voti a favore, 12 contrari, 8 astenuti.[11] | 30 dicembre, 2004 |
Slovenia[12] | 1º febbraio 2005 | Ratificato dall'Assemblea Nazionale (Državni zbor): 79 voti a favore, 4 contrari, nessun astenuto.[13] | 9 maggio, 2005 |
Italia[14] | 25 gennaio 2005 6 aprile 2005 | Ratificato dalla Camera dei deputati: 436 favorevoli, 28 contrari, 5 astensioni.[15] Ratificato dal Senato della Repubblica: 217 voti a favore, 16 contrari, nessun astenuto.[16] | 25 maggio, 2005 |
Spagna | 20 febbraio 2005 28 aprile 2005 18 maggio 2005 | Ratificato con referendum: 76,73% favorevoli, 17,24% contrari, 6,03% bianche, 42,32% di votanti sul totale degli aventi diritto.[17] Ratificato dal Congresso dei deputati (Congreso de los Diputados): 311 voti a favore 19 contrari, nessun astenuto.[18] Ratificato dal Senato (Senado): 225 favorevoli, 6 contrari, 1 astenuto.[19] | 15 giugno, 2005 |
Austria | 11 maggio 2005 25 maggio 2005 | Ratificato dal Congresso Nazionale (Nationalrat): approvato per "alzata di mano" con un voto contrario.[20] Ratificato dal Consiglio Federale (Bundesrat): approvato per "alzata di mano" con 3 voti contrari.[21] | 17 giugno, 2005 |
Grecia | 19 aprile 2005 | Ratificato dal parlamento (Βουλή των Ελλήνων): 268 voti a favore, 17 contrari, 15 astensioni.[22] | 28 luglio, 2005 |
Malta | 6 luglio 2005 | Ratificato dalla Camera dei rappresentanti (Il-Kamra).[23] | 2 agosto, 2005 |
Cipro | 30 giugno 2005 | Ratificato dal parlamento (Βουλή των Αντιπροσώπων): 30 voti a favore, 19 contrari, 1 astensione.[24] | 6 ottobre, 2005 |
Lettonia | 2 giugno 2005 | Ratificato dal parlamento (Saeima): 71 voti a favore 5 contrari, 6 astenuti.[25] | 3 gennaio, 2006 |
Lussemburgo | 10 luglio 2005 25 ottobre 2005 | Ratificato tramite referendum: 56,52% favorevoli, 43,48% contrari calcolati sull'87,77% dei partecipanti al voto sul totale degli aventi diritto[26] Ratificato dalla Camera dei deputati (Châmber): 57 favorevoli 1 contrario, nessun astenuto.[27] | 30 gennaio, 2006 |
Belgio | 28 aprile 2005 19 maggio 2005 17 giugno 2005 20 giugno 2005 29 giugno 2005 19 luglio 2005 8 febbraio 2006 | Ratificato dal Senato (Sénat/Senaat): 54 favorevoli 9 contrari, 1 astensione.[28] Ratificato dalla Camera dei rappresentanti (Chambre/Kamer): 118 voti a favore, 18 contrari, 1 astensione.[29] Ratificato dal Parlamento di Bruxelles (Parlement Bruxellois/Brussels Hoofdstedelijk Parlement): 70 favorevoli, 10 contrari, nessun astenuto.[30] Ratificato dal parlamento della comunità germanofona (Parlament der Deutschsprachigen Gemeinschaft): 21 favorevoli, 2 contrari, nessun astenuto.[31] Ratificato dal parlamento Vallone (Parlement wallon): 55 favorevoli, 2 contrari, nessun astenuto.[32] Ratificato dal parlamento della comunità francofona (Parlement de la Communauté française): 79 favorevoli, nessun contrario, nessun astenuto.[33] Ratificato dal parlamento fiammingo (Vlaams Parlement): 84 favorevoli, 29 contrari, 1 astensione.[34] | 13 giugno, 2006 |
Estonia | 9 maggio 2006 | Ratificato dal parlamento (Riigikogu): 73 voti favorevoli, 1 voto contrario, nessun astenuto.[35] | 26 settembre, 2006 |
Bulgaria | 1º gennaio, 2007 | Ratificato in base al Trattato di adesione all'Unione Europea | Non richiesto |
Romania | 1º gennaio, 2007 | Ratificato in base al Trattato di adesione all'Unione Europea | Non richiesto |
Slovacchia | 11 maggio, 2005 | Ratificato dal Consiglio nazionale (Narodna rada): 116 favorevoli, 27 contrari, 4 astenuti.[36] | Sospesa. Il Presidente della repubblica non ha firmato la relativa legge. |
Germania | 12 maggio 2005 27 maggio 2005 | Ratificato dalla Dieta federale (Bundestag): 569 voti favorevoli, 23 contrari, 2 astensionsi.[37] Ratificato dal Consiglio federale Bundesrat: 66 favorevoli, nessun contrario 3 astenuti.[38] | In attesa di decisione da parte della Corte Costituzionale[39] |
Finlandia incl. Åland[40] | 5 dicembre 2006 In sospeso | Ratificato dal parlamento (Eduskunta/Riksdag): 125 voti a favore, 39 contrari, 4 astenuti.[41] Parlamento delle Åland (Lagting)[42] | In sospeso |
Francia | 29 maggio 2005 Non definito Non definito | Respinto tramite referendum: 54,68% a 45,32%, con una percentuale di votanti del 69,34%.[43] Assemblea Nazionale (Assemblée Nationale): Senato (Sénat): | |
Paesi Bassi | 1º giugno 2005 Non definito Non definito | Respinto tramite referendum: 61,54% a 38,46%, con una percentuale di votanti del 63,30%.[44] Seconda camera (Tweede Kamer): Prima camera (Eerste Kamer): | |
Rep. Ceca | Cancellato Non definito Non definito | Referendum cancellato Senato (Senát): Camera dei deputati (Poslanecká sněmovna): | |
Danimarca | Posposto Non definito | Referendum cancellato Parlamento (Folketing): | |
Irlanda | Posposto Non definito Non definito | Referendum cancellato Camera (Dáil Éireann): Senato (Seanad Éireann): | |
Polonia | Posposto Non definito Non definito | Referendum cancellato Camera dei deputati (Sejm): Senato (Senat): | |
Portogallo | Posposto Non definito | Referendum cancellato Assemblea della repubblica (Assembleia da Republica): | |
Svezia | Non definito | Parlamento (Riksdag): | |
Regno Unito | Posposto Non definito Non definito | Referendum cancellato Camera dei comuni (House of Commons): Camera dei pari (House of Lords): | |
Riepilogo dello stato del processo di ratifica (dati aggiornati al 22 febbraio 2007)
Stato del processo | Numero di paesi membri | Con referendum |
---|---|---|
Processo di ratifica completato | 15 Austria Belgio Bulgaria Cipro Estonia Grecia Ungheria Italia Lettonia Lituania Lussemburgo Malta Romania Slovenia Spagna | 2 Lussemburgo Spagna |
Ratifica da parte del parlamento completata | 3 Finlandia Germania Slovacchia | 0 |
Non ratificato | 2 Francia Paesi Bassi | 2 Francia Paesi Bassi |
Processo non concluso | 7 Rep. Ceca Danimarca Irlanda Polonia Portogallo Svezia Regno Unito | 5 Danimarca Irlanda Polonia Portogallo Regno Unito |
Il "periodo di riflessione" dei leader europei dopo il no di Francia e Paesi Bassi si è protratto per circa 2 anni. Sostanzialmente le ipotesi al vaglio erano tre:
L'ultima soluzione ha infine prevalso. Con la Dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007, in occasione dei 50 anni dell'Europa unita, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier italiano Romano Prodi esprimevano la volontà di sciogliere il nodo entro pochi mesi al fine di consentire l'entrata in vigore di un nuovo trattato nel 2009, anno delle elezioni del nuovo Parlamento europeo. Si è così svolto sotto la presidenza tedesca dell'Unione il vertice di Bruxelles tra il 21 e il 23 giugno 2007 nel quale si è arrivati ad un accordo sul nuovo "Trattato di riforma". L'accordo pone fine a 2 anni e mezzo di aspirazioni irrealizzate: il Trattato di Lisbona è stato firmato dai capi di Stato e di Governo il 13 dicembre 2007, appunto a Lisbona, ed è entrato in vigore il 1º dicembre 2009, dopo l'approvazione dell'Irlanda avvenuta mediante il referendum costituzionale del 2009.
Quasi tutte le innovazioni della Costituzione sopravvivono anche nel nuovo Trattato (che anzi ne asciuga molte ridondanze): il "think tank" euroscettico "Open Europe" si è spinto fino all'analisi dettagliata, notando che il nuovo Trattato è al 96% identico alla Costituzione europea.
Rimane però l'eliminazione di qualsiasi riferimento costituzionale (simboli, nomenclatura, struttura del testo)[45], ovvero la rinuncia all'obiettivo ideale che rappresenta un ridimensionamento del nuovo Trattato, che nell'ottica federalista resta appieno uno strumento pattizio e non un atto fondativo di una nuova entità sovranazionale[46].
Lo scopo della Costituzione europea, oltre a quello di sostituire i diversi trattati esistenti che al momento costituivano la base giuridica dell'Unione europea, era principalmente quello di dare all'UE un assetto politico chiaro riguardo alle sue istituzioni, alle sue competenze, alle modalità decisionali, alla politica estera.
A dispetto del nome, non si trattava di una vera Costituzione che sancisse la nascita di una sovranità (come la costituzione federale degli Stati Uniti d'America), bensì di una sorta di Testo unico, in cui venivano solo recepiti e riordinati testi giuridici preesistenti, con poche vere innovazioni e senza alcun trasferimento di sovranità[47]. La Costituzione europea si componeva di un preambolo, di quattro parti (per un totale di 448 articoli), di 36 protocolli, due allegati, un Atto finale:
|
Stati membri | Nizza | Costituzione Lisbona | ||
---|---|---|---|---|
voti | % | pop. in milioni |
% | |
Germania | 29 | 8.4% | 82 | 16.5% |
Francia | 29 | 8.4% | 64 | 12.9% |
Italia | 29 | 8.4% | 60 | 12.0% |
Spagna | 27 | 7.8% | 46 | 9.0% |
Polonia | 27 | 7.8% | 38 | 7.6% |
Romania | 14 | 4.1% | 21 | 4.3% |
Paesi Bassi | 13 | 3.8% | 17 | 3.3% |
Grecia | 12 | 3.5% | 11 | 2.2% |
Portogallo | 12 | 3.5% | 11 | 2.1% |
Belgio | 12 | 3.5% | 11 | 2.1% |
Rep. Ceca | 12 | 3.5% | 10 | 2.1% |
Ungheria | 12 | 3.5% | 10 | 2.0% |
Svezia | 10 | 2.9% | 9.2 | 1.9% |
Austria | 10 | 2.9% | 8.3 | 1.7% |
Bulgaria | 10 | 2.9% | 7.6 | 1.5% |
Danimarca | 7 | 2.0% | 5.5 | 1.1% |
Slovacchia | 7 | 2.0% | 5.4 | 1.1% |
Finlandia | 7 | 2.0% | 5.3 | 1.1% |
Irlanda | 7 | 2.0% | 4.5 | 0.9% |
Lituania | 7 | 2.0% | 3.3 | 0.7% |
Lettonia | 4 | 1.2% | 2.2 | 0.5% |
Slovenia | 4 | 1.2% | 2.0 | 0.4% |
Estonia | 4 | 1.2% | 1.3 | 0.3% |
Cipro | 4 | 1.2% | 0.87 | 0.2% |
Lussemburgo | 4 | 1.2% | 0.49 | 0.1% |
Malta | 3 | 0.9% | 0.41 | 0.1% |
Totale | 345 | 100% | 498 | 100% |
Maggioranza richiesta | 255 | 74% | 324 | 65% |
Rispetto ai precedenti trattati la Costituzione introduceva un certo numero di novità. Tali novità vorrebbero semplificare il processo decisionale e conferire all'Unione e alle sue istituzioni maggiori poteri per operare. Le principali sono le seguenti:
Tutte queste novità aumentano, a detta degli estensori, la democraticità, la trasparenza e i poteri dell'Unione europea.
La Costituzione europea definisce inoltre esplicitamente la distribuzione delle competenze tra gli Stati membri e l'Unione europea in 3 categorie:
Competenze esclusive | Competenze concorrenti | Competenze di supporto | ||
L'Unione ha competenza esclusiva di produrre direttive e di concludere accordi internazionali quando indicato in un atto legislativo. | Gli Stati membri esercitano la loro competenza nella misura in cui l'Unione non ha esercitato la propria. | L'Unione ha competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l'azione degli Stati membri. | ||
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Le forti critiche al testo costituzionale espresse dalle più disparate correnti politiche si basano su opinioni spesso diametralmente opposte.
Fondamentalmente le controversie nascono dalla volontà di creare un documento debole, cioè non indirizzato chiaramente ma al fondo legato ad essere un massimo comune divisore fra le varie visioni di Stato delle nazioni europee. In buona parte le critiche e le resistenze verso la Costituzione vengono da parte dell'opinione pubblica meno interessata alla politica, i cosiddetti euroscettici, che rifiutano l'Unione europea per come è stata strutturata, vista come troppo burocratizzata e poco efficace nel risolvere gli interessi reali dei cittadini.
A queste critiche se ne sono aggiunte altre dagli ambienti religiosi riguardo all'assenza di riferimenti alle radici giudaico-cristiane della coscienza europea: molti sono stati i richiami fatti da papi, rabbini e capi spirituali protestanti. Gli stati che valorizzano la laicità dello stato, per prima la Francia, si sono opposti duramente ad un esplicito riferimento religioso nella Costituzione, mentre stati a maggioranza cattolica e ortodossa (tra cui l'Italia, la Polonia e la Grecia) hanno spinto verso un inserimento di questi riferimenti nel testo.
Non va dimenticata, poi, la posizione severamente critica da parte di istanze non sospettabili di scarso spirito europeista o di sciovinismo nazionalista, come gran parte dei Federalisti Europei, i quali hanno ripetutamente bollato come un inganno quello di chiamare Costituzione un documento che tale non è.
In Francia la vittoria del 'no' è dipesa principalmente dalla contrarietà di una larga fetta dell'opinione pubblica: sinistra radicale, fronte nazionale, ambienti cattolici e lefebvriani, no-global, e pacifisti accesi hanno criticato la presenza di principi neoliberisti nel testo, l'eccessiva importanza data ai temi economici e capitalistici, l'assenza di riferimenti al ripudio della guerra e il fatto che gli eserciti europei ora possano intervenire in più occasioni, le troppo scarse garanzie in difesa dei lavoratori, degli immigrati, del welfare state. Diverse personalità (ad esempio, il premio Nobel per l'economia Maurice Allais) hanno criticato il TCE e si sono schierati contro la sua ratifica.
Ragioni ben diverse quelle contestate della destra nazionalista, principalmente nei Paesi Bassi. La paura in questo caso è che la Costituzione ora disponga di poteri tali da svuotare di significato e di autorità i singoli stati, promuovendo un appiattimento delle identità nazionali in nome di un'unione indifferenziata.
"Nella formulazione dei nuovi trattati ritroviamo ora (art. 4 del TUE) le previsioni sull’eguaglianza degli Stati di fronte ai trattati e sul rispetto delle identità nazionali (tanto politiche che costituzionali) e quelle sulla mutua assistenza e sulla «leale cooperazione» fra l’Unione e gli Stati membri. Nei nuovi trattati viene superata quella previsione del (non ratificato) Trattato costituzionale, nella quale si stabiliva che «La Costituzione e il diritto adottato dalle istituzioni dell’Unione nell’esercizio delle competenze a questa attribuite prevalgono sul diritto degli Stati membri». Nella Dichiarazione n. 17 annessa al Trattato di Lisbona, relativa al primato, viene ora sottolineato che, per giurisprudenza costante della Corte di giustizia dell'Unione europea, i trattati e il diritto adottato dall’Unione sulla loro base prevalgano sul diritto degli Stati membri alle condizioni stabilite dalla summenzionata giurisprudenza. Come si può osservare, si tratta di una Dichiarazione che richiama e conferma un orientamento pacifico in dottrina quanto al diritto primario e a quello derivato dell’Unione, lasciando aperte le sole questioni poste dalla giurisprudenza in materia di controlimiti circa la discussa prevalenza generalizzata del diritto dell’Unione sugli stessi principi e i diritti fondamentali nazionali"[48].
Con questa fondamentale eccezione dei "controlimiti" nazionali (affermata soprattutto dalla Corte costituzionale federale tedesca), la disciplina al livello europeo dei diritti fondamentali (e con essa l’essenziale apporto assicurato dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea) si configura come un «sistema costituzionale a più livelli»: il disegno di un multilevel constitutionalism, contenuto nel progetto di Costituzione europea, risulta perciò sopravvissuto alla sua mancata ratifica ed anzi, in certa misura, confermato dall’ingresso nei Trattati UE - grazie al trattato di Lisbona - dell'art. 53 della Carta dei diritti[49].
La natura pretoria di questo seguito[50], che si affida principalmente alla giurisdizione costituzionale nazionale ed europea[51], era stata già divisata nel diverso sistema della CEDU, dove è nata la definizione stessa di "ordine pubblico europeo" [52].
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