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Il Consiglio di Credenza era un organo collegiale dei comuni della Lombardia che assisteva i consoli nel disbrigo dei propri compiti[1]: si trattava dell'unico organo comunale dotato dei pieni poteri, dichiarava guerra e sanciva la pace, riceveva ambasciatori, poteva alienare i beni del comune e sanzionare i debitori, oltre ad avere l'ultima parola sulle modifiche degli statuti.[2]
Composto da membri denominati credenziari o silenziari, avevano l'obbligo di mantenere il segreto sulle questioni sottoposte a essi[3], e spesso nominavano anche i consoli o i podestà.[1] Sovente era il nucleo dell'assemblea ristretta del comune, chiamata in alcuni Senato e in altri Consiglio degli Anziani.[1]
Oltre che nell'area storica lombarda, consigli di Credenza vennero istituiti anche in alcune aree dello Stato Pontificio, soprattutto nelle Marche[4][5][6], e in Toscana.[7]
Tali consigli vennero istituiti nell'area lombarda sin dalla metà del XII secolo, arrivando spesso a grandi dimensioni, ad esempio a Milano era composta da più di 800 membri: in questi casi consoli e podestà solevano appellarsi ad una parte più o meno grande dell'assemblea in base alla tematica da analizzare o al livello di segretezza richiesto.[1] L'importanza delle Credenza si notava anche dal fatto che il loro consenso fu necessario per concludere la tregua tra la Lega Lombarda e Federico Barbarossa nel 1177.[1]
Verso la fine del secolo iniziarono ad assumere il nome di consilium communis, divenendo nei fatti i consigli minori della città: sempre nel medesimo periodo in alcuni comuni sollevazioni popolari portarono all'istituzioni di credenze per il popolo minuto, come accadde a Milano con la Credenza di Sant'Ambrogio o a Pavia con quella di San Siro.[1] Tale istituzione andò a diffondersi anche oltre il Po, assumendo il nome di massa populi, giundendo fino ad alcuni comuni della Toscana.[1]
Con la transizione dal periodo consolare a quello podesterile il potere di detti consigli iniziò a calare: seppur massimo nel periodo di transizione, con l'accentramento del potere nelle mani dei podestà calò sino all'affermazione delle Signorie.[2] In ogni caso, rimase un organo amministrativo dei comuni anche successivamente[8], venendo mantenuto in alcuni comuni della Lombardia orientale, oppure istituito ex novo,[9] sino alla caduta della Repubblica di Venezia.[10]
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