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Il Comitato di liberazione dei popoli della Russia (in russo Комитет освобождения народов России?, abbreviato come КОНР, KONR) fu un comitato composto da anticomunisti civili e militari provenienti dai territori dell'Unione Sovietica (la maggior parte di loro era formata da russi) durante la seconda guerra mondiale.
Comitato di liberazione dei popoli della Russia | |
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Stemma del comitato | |
Descrizione generale | |
Attiva | 14 novembre 1944 - 14 febbraio 1946 (ufficialmente) |
Nazione | Germania nazista |
Servizio | Movimento per la Liberazione della Russia |
Guarnigione/QG | Berlino (fino al 1945) Karlovy Vary (dal 1945) |
Soprannome | Власовцы |
Motto | Мы идём широкими полями |
Battaglie/guerre | Seconda guerra mondiale: |
Reparti dipendenti | |
Comandanti | |
Degni di nota | Andrej Vlasov Michail Meandrov Vasily Malyshkin |
Simboli | |
Bandiera | |
Voci su unità militari presenti su Wikipedia |
Fu fondato con l'approvazione e il sostegno della Germania nazista il 14 novembre 1944 a Praga (la scelta non fu casuale, dal momento che Praga risultava essere una città slava non ancora sotto il controllo dei sovietici).
Gli obiettivi del comitato erano:
Il comitato cercò di rovesciare il regime dispotico di Iosif Stalin nell'Unione Sovietica mediante la organizzazione di un esercito russo di liberazione, che fu armato dai generali tedeschi e fece la guerra come collaborazionista della Germania nazista. Il comitato espresse il suo sostegno per la formazione di un nuovo Governo democratico in Russia. Gli obiettivi del comitato furono rappresentati in un documento noto come il manifesto di Praga. I quattordici punti del manifesto garantivano la libertà di parola, stampa, fede e assemblea, così come il diritto di autodeterminazione di ogni gruppo etnico vivente nei territori della Russia.
Il manifesto di Praga non conteneva nessun esplicito contenuto antisemita o razzista, il che generò attriti con molti propagandisti tedeschi, nonostante nel preambolo del manifesto fosse presente una critica agli alleati occidentali. Gli sfruttatori citati negli obiettivi del comitato, risultavano essere i capitalisti e i simpatizzanti politici di quella che fu definita come "plutocrazia".
Il presidente del comitato era il generale Andrej Vlasov, che comandava anche l'armata russa di liberazione. Il comitato era visto come il braccio politico dell'armata, sebbene al suo interno vi fossero diversi ucraini e altri appartenenti a differenti gruppi etnici: tutti accomunati dall'atteggiamento antisovietico.
Dopo la resa della Germania agli Alleati, il comitato cessò di operare, anche se i suoi membri focalizzarono le proprie energie per cercare di salvare i militari dell'armata e altri cittadini russi, che avevano collaborato con le potenze dell'Asse, onde evitare il rimpatrio forzato operato dallo SMERŠ con la complicità di molti generali statunitensi e britannici; alcuni generali statunitensi però ritennero che i russi anticomunisti fossero una risorsa per la futura lotta contro il comunismo, quindi si mobilitarono per salvarli dalle spie sovietiche: infatti la CIA organizzò un Comitato americano di liberazione dei popoli della Russia, o Comitato americano di liberazione dal bolscevismo, formato da ex combattenti russi antisovietici, aiutati per emigrare in USA e protetti dagli agenti segreti statunitensi.[1]
Durante il dopoguerra, sorsero diverse organizzazioni che abbracciavano i medesimi obiettivi del comitato, come l'Unione della bandiera di sant'Andrea, il Comitato dei vlasovcy uniti, l'Unione per la lotta di liberazione dei popoli della Russia, fondate da veterani facenti parte del comitato o dell'armata russa di liberazione, che riuscirono a evitare il rimpatrio forzato in Unione Sovietica. Le ultime due organizzazioni parteciparono alla formazione di un programma antisovietico, sostenuto dagli Stati Uniti.
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