Codice Yōrō
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Il Codice Yōrō (養老律令?, Yōrō ritsuryō) è il corpus della legislazione penale (ritsu 律) e amministrativa (ryō 令) completato in Giappone nel 718 come revisione di alcuni codici precedenti, in particolare del Codice Taihō (大宝律令?, Taihō ritsuryō) del 701.[1]
Compilato sotto la direzione del ministro Fujiwara no Fuhito (659–720), prende il nome dall'era del Giappone in cui fu scritto, l'era Yōrō, che copre gli anni dal 717 al 724. Il codice, tuttavia, entrò in vigore solo nel 757, sotto il regno dell'imperatrice Kōken, per volere del ministro Fujiwara no Nakamaro (706–764).[2][3]
Il Codice Yōrō rappresenta l'ultima versione di una serie di codici (ritsuryō) messi a punto dalla seconda metà del secolo VII ai primi decenni del secolo VIII, che fornirono le basi di un sistema di governo, avviato con gli editti di riforma dell'era Taika (645-650), volto alla creazione di uno stato imperiale forte e centralizzato, ispirato al modello culturale e politico delle dinastie imperiali cinesi Sui e Tang.[4][5]
In quello che è stato definito “uno stato basato sui codici” (律令国家?, ritsuryō kokka), o sistema politico ritsuryō, il codice penale (ritsu 律) e il codice amministrativo (ryō 令) divennero lo strumento per affermare e consolidare l'autorità del tennō, stabilendo i suoi diritti su tutte le risorse agricole del paese, incorporando i notabili come ministri e funzionari nel nuovo sistema amministrativo e di controllo del territorio, creando un sistema uniforme di riscossione delle tasse e di coscrizione militare in tutto il paese.[2][6][7]
Sebbene segnali di declino di questo sistema giuridico, che raggiunse il suo apice nel periodo Nara (710-794), inizino a registrarsi fin dal periodo Heian (794-1185), a causa della difficoltà di applicazione della riforma fondiaria e fiscale e della resistenza dei poteri dei nobili e delle istituzioni religiose, esso ha rappresentato la base teorica del sistema amministrativo e di governo che sarebbe rimasto formalmente in vigore in Giappone fino all'era Meiji.[8][9]
Il Codice Yōrō, pur confermando nella sostanza principi già affermati nei codici precedenti e in particolare nel codice Taihō che lo ha preceduto, e con il quale viene spesso confuso, risulta importante perché ne rappresenta l'ultima revisione ufficiale e, a differenza degli altri codici, andati perduti, si è conservato in forma quasi integrale, grazie a commentari e a successivi documenti che ne hanno riportato ampi contenuti o frammenti.[8][10][11]