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filosofo e giurista tedesco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Christian Wolff (Breslavia, 24 gennaio 1679 – Halle sul Saale, 9 aprile 1754) è stato un filosofo e giurista tedesco.
Wolff fu il più eminente filosofo tedesco nel periodo tra Leibniz e Kant. La sua opera riguarda praticamente ogni aspetto della dottrina filosofica del suo tempo, esposta e spiegata con il suo metodo matematico dimostrativo-deduttivo che probabilmente rappresenta il picco della razionalità illuministica in Germania.
Wolff introdusse il tedesco come lingua scolastica e di ricerca, sebbene scrivesse spesso anche in latino, allo scopo di essere letto e compreso dagli studiosi internazionali.
Fu padre fondatore, tra l'altro, dell'economia e della pubblica amministrazione come discipline accademiche. In questi due campi ebbe particolare interesse, fornendo suggerimenti su argomenti pratici come il governo e sostenendo la natura professionale dell'istruzione universitaria. Sebbene fosse sostanzialmente un pensatore dell'Europa continentale, sia per la forma che per i contenuti, si dice che la sua opera abbia avuto un forte impatto sulla Dichiarazione di indipendenza americana.
Il pensiero di Wolff si caratterizza per essere una sorta di sintesi del pensiero filosofico del tempo, sistematizzato e razionalizzato in un'ottica prevalentemente leibniziana.
Secondo Wolff la filosofia è scienza, intesa come scienza del possibile: ma possibile è solo ciò che è pensabile, e ogni verità di fatto, seguendo la distinzione di Leibniz, va ricondotta entro le verità di ragione. Preliminare a questa operazione è la fondazione di una logica rigorosa, la quale deve essere basata sul principio di non contraddizione e sul sillogismo, come metodo rigoroso e deduttivo. Rispetto a questa fondazione logica, la filosofia si divide in teorica e pratica. Tra i suoi seguaci, il filosofo e matematico Johann Nicolaus Frobes.
La filosofia teorica è costituita anzitutto dall'ontologia come metafisica generale, che per Wolff coincide con quella di Aristotele e della Scolastica. Essa si pone come preliminare rispetto alla distinzione delle tre metafisiche speciali su anima, mondo e Dio: psicologia razionale, cosmologia razionale e teologia razionale.[1][2][3] Le tre scienze sono dette razionali in quanto né empiriche né dipendenti dalla rivelazione.
Riprendendo la monadologia di Leibniz, Wolff interpreta il mondo come un orologio automatico impostato in modo definitivo e irrevocabile, all'atto della creazione, da Dio, in base al criterio della necessità che determina in modo permanente la relazione fra le monadi. Secondo questa necessità, ossia l'armonia prestabilita proposta da Leibniz, si svolge anche la relazione fra anima e corpo.
Quanto poi alla filosofia pratica, Wolff fonda la sua etica sull'intellettualismo socratico: la volontà non può volere che il bene, laddove lo conosce, e ideale morale è quello della perfezione.
In ambito economico, Wolff contestò il liberismo e propugnò l'intervento dello stato secondo un'ottica di dispotismo illuminato.
Nella Critica della ragion pratica Kant criticò l'etica wolfiana della perfezione, osservando che la perfezione non può essere il principio della moralità perché essa si può definire solo con abilità per seguire certi scopi estrinseci ed esterni all'uomo, che non può conoscerli come cosa-in-sé. Inoltre, la perfezione è un concetto vuoto perché nessuno sa cosa sia.[4]
Le più importanti opere di Wolff sono le seguenti:
Le opere complete sono state pubblicate dal 1962 in una ristampa annotata:
Un'edizione moderna del famoso discorso (Halle speech) sulla filosofia cinese è:
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