Charles Sumner
politico statunitense / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Charles Sumner (Boston, 6 gennaio 1811 – Washington, 11 marzo 1874) è stato un avvocato, attivista e politico statunitense membro del Senato per lo Stato del Massachusetts. Nella sua qualità di avvocato accademico e potente oratore si mise alla guida delle forze anti-schiavismo nel proprio Stato d'origine, divenendo ben presto uno dei leader riconosciuti dei cosiddetti Radical Republicans durante la guerra di secessione americana.
Lavorò quindi duramente per distruggere militarmente gli Stati Confederati d'America, liberare tutti gli schiavi e continuare a mantenere buoni rapporti con l'Europa. Durante l'Era della Ricostruzione combatté per ridurre al minimo il potere degli ex secessionisti nel profondo Sud e garantire pari diritti civili ai liberti afroamericani attraverso il movimento per i diritti civili degli afroamericani (1865-1896).
Cadde in una disputa con la Presidenza di Ulysses S. Grant sulla questione inerente all'assunzione del controllo della Repubblica Dominicana. Gli alleati di Grant spogliarono Sumner del suo potere al Senato nel 1871 tanto che questi finirà con l'unirsi al movimento repubblicano liberale nel tentativo di sconfiggere il presidente in carica alle elezioni presidenziali del 1872.
Cambiò più volte partito politico nel corso degli anni 1830 e 1840 prima di coalizzarsi negli anni 1850 con il neonato Partito Repubblicano; dedicò le sue enormi energie alla distruzione di quello che i repubblicani chiamavano il potere schiavista, l'influenza dei proprietari di schiavi del Sud sul Governo federale i quali cercavano la prosecuzione e l'espansione della pratica schiavista[1]. Nel 1856 il Democratico sudista Preston Smith Brooks quasi lo uccise nell'Aula senatoriale, due giorni dopo che Sumner pronunciò un discorso fortemente anti-schiavista denominato Il crimine contro il Kansas[2].
Sumner caratterizzò il cugino dell'aggressore[3][4], il senatore sud-caroliniano Andrew Butler, un Democratico, come "mezzano della schiavitù" (alla stregua dello sfruttamento della prostituzione). L'episodio giocherà un ruolo importante nell'avvicinamento alla Guerra Civile[5]. Durante il conflitto fu uno dei leader della fazione repubblicana radicale che criticava il presidente Abraham Lincoln per essere troppo moderato nei riguardi del Sud.
Uno degli statisti più colti dell'epoca, si specializzò negli affari esteri e lavorò a stretto contatto con la Presidenza di Abraham Lincoln per impedire agli inglesi e ai francesi di intervenire a fianco dei "ribelli secessionisti". La competenza e l'energia di Sumner lo resero un potente presidente della commissione per le relazioni estere del Senato.
Essendo il capo dei senatori radicali durante la Ricostruzione, Sumner combatté duramente per garantire uguali diritti civili e di voto per i liberti sulla base del fatto che il "consenso dei governati" era un principio basilare del repubblicanesimo americano e per impedire agli ex confederati di riassumere il potere. In collaborazione con Thaddeus Stevens lottò contro i piani di Ricostruzione della Presidenza di Andrew Johnson e cercò di imporre un programma radicale al Sud.
Sebbene sostenesse con forza l'acquisto dell'Alaska, fu nettamente contrario all'annessione della Repubblica Dominicana, allora conosciuta con il nome della sua capitale, Santo Domingo. Dopo aver condotto i senatori a rigettare il trattato di Santo Domingo del Presidente Ulysses S. Grant nel 1870, Sumner ruppe con lui e lo denunciò in termini tali da rendere impossibile la riconciliazione.
Nel 1871 il presidente Grant e il suo Segretario di Stato Hamilton Fish si vendicarono; attraverso i sostenitori di Grant al Senato, Sumner venne deposto. Egli si convinse che Grant fosse un despota corrotto e che il successo delle politiche di Ricostruzione richiedesse una nuova leadership nazionale. Si oppose aspramente alla rielezione di Grant sostenendo il candidato "repubblicano liberale" Horace Greeley nel 1872 e perse il suo potere all'interno del Partito. Meno di due anni dopo, morì in carica.
«Era un sincero credente nella liberazione degli schiavi e si dedicava con assoluto disinteresse alla lotta per l'abolizione»
(Raimondo Luraghi Storia della guerra civile americana BUR 1994 Vol. I, pag. 119.)