Casa prodigio
tipologia di case di campagna inglesi / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il termine casa prodigio (in inglese prodigy house) indica grandi e appariscenti case di campagna inglesi costruite da cortigiani e altre ricche famiglie, o "palazzi nobili di proporzioni spaventose".[1] o ancora "fieri, ambiziosi ammassi"[2] secondo il gusto. Le case prodigio abbracciano i periodi dell'architettura Tudor, elisabettiana e giacobiana, benché il termine si possa restringere a un periodo centrale grosso modo dal 1570 al 1620.[3] Molti degli edifici più grandiosi erano costruiti nella prospettiva di ospitare Elisabetta I e il suo ampio seguito quando facevano la loro annuale entrata reale per il regno. Molti sono perciò vicini alle strade principali, spesso nelle Midlands inglesi.
Il termine si origina con lo storico dell'architettura Sir John Summerson, ed è stato generalmente adottato. Egli li definiva "...i più audaci di tutti gli edifici inglesi."[4] Le case ricadono all'interno del vasto stile dell'architettura rinascimentale, ma rappresentano una caratteristica interpretazione inglese dello stile, che si affida principalmente ai libri per la sua conoscenza degli sviluppi sul Continente. Andrea Palladio (1508–1580) era già morto prima che le case prodigio raggiungessero il loro apice, ma il suo stile classico più misurato raggiunse l'Inghilterra solo con l'opera di Inigo Jones negli anni 1620. Per l'ornamento, la decorazione manierista nordica francese e fiamminga era più influente di quella italiana.[5]
Elisabetta I percorreva l'Inghilterra meridionale nelle annuali "entrate" estive, soggiornando presso le case di ricchi cortigiani; tuttavia ella non andò mai a nord di Worcester o ad ovest di Bristol,[6] benché verso la fine del suo regno vi fossero molte grandi case oltre questi confini autoimposti. Ci si attendeva che gli ospiti accogliessero la monarca con stile, e fornissero sistemazione sufficiente per circa 150 membri viaggianti della corte, per i quali poteva essere necessario erigere edifici temporanei.[7] Elizabetta non esitava a lamentarsi se riteneva che la sua sistemazione non fosse stata appropriata, e lo fece anche riguardo a due delle più grandi case prodigio, Theobalds House e Old Gorhambury House (ora entrambe distrutte).[8]
In parte per effetto di questo imperativo, ma anche della crescente ricchezza generale, ci fu un boom edilizio elisabettiano, con grandi case costruite egli stli più moderni dai cortigiani, divenuti ricchi grazie all'acquisto di tenute monastiche, che desideravano mostrare la loro ricchezza e il loro status.[9] Una caratteristica era la grande superficie di vetro – un nuovo aspetto che soppiantava il bisogno di mura esterne facilmente difendibili e annunciava la ricchezza di proprietari. Hardwick Hall, per esempio, era descritta proverbialmente come Hardwick Hall, more glass than wall ("Hardwick Hall, più vetro che muro").[10] Molte altre case prodigio più piccole furono costruite da uomini d'affari e amministratori, come pure da famiglie da tempo affermate della grande e della piccola nobiltà. La grande Doddington Hall (Lincolnshire) fu costruita tra il 1593 e il 1600 da Robert Smythson per Thomas Tailor, che era il cancelliere del Vescovo di Lincoln; "Tailor era un avvocato e perciò ricco," dice Simon Jenkins.[11]
Alcuni usi recenti del termine estendono il significato per descrivere grandi case pretenziose nell'America dei periodi successivi, come le residenze coloniali in Virginia, così descritte per la prima volta da Cary Carson.[12]