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cortometraggio scritto e diretto da Alejandro González Iñárritu Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Carne y Arena (letteralmente, Carne e sabbia) è un’installazione in realtà virtuale scritta e diretta dal regista messicano Alejandro González Iñárritu, pensata e realizzata nell’intento di proiettare «gli spettatori nella dura vita di un immigrato»[1] nell’atto di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti. Per realizzare l’opera insieme all'amico direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, ha collaborato con la ILMxLAB col supporto della Legendary Entertainment e Fondazione Prada[2].
Carne y Arena | |
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Logo dell'installazione | |
Titolo originale | Carne y Arena |
Lingua originale | inglese spagnolo |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 2017 |
Durata | 6 minuti e 30” |
Genere | drammatico |
Regia | Alejandro González Iñárritu |
Soggetto | Alejandro González Iñárritu |
Sceneggiatura | Alejandro González Iñárritu |
Produttore | Mary Parent |
Casa di produzione | Legendary Pictures |
Fotografia | Emmanuel Lubezki |
Musiche | Alva Noto |
Interpreti e personaggi | |
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Il corto è stato presentato al Festival di Cannes 2017, come parte della selezione ufficiale, risultando il primo progetto in realtà virtuale in assoluto a partecipare alla cerimonia[3][4]. Proposta successivamente presso la Fondazione Prada a Milano,[1], l’installazione ha guadagnato l'attenzione di critica e pubblico per la sua enorme innovazione tecnica e per il suo forte messaggio politico[5][6][7].
Il film colloca lo spettatore tra un gruppo di immigrati guidati da un coyote attraverso il confine messicano negli Stati Uniti, fino a quando non vengono fermati dalla pattuglia di confine. La storia è basata su interviste che Iñárritu ha fatto con i rifugiati messicani e centroamericani sulle loro storie di vita[8][9][10]. Benjamin B dell'American Cinematographer ha ribadito che «le straordinarie conquiste del processo di realtà virtuale sono state ammirate perché riportano lo spettatore a prima che i fratelli Lumière inventassero le proiezioni pubbliche con le cineprese… proprio come gli Edison Kinetoscopes nelle sale Nickelodeon nei primi anni del 1900.»[11] Il sottotitolo dato dal regista, "Virtually present, physically invisible", sottolinea il cambiamento del ruolo degli spettatori nella visione del film[11].
Carne y Arena, in quanto prima produzione cinematografica in VR, è stato premiato con l'Oscar Special Achievement Award dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che non l'aveva conferito da 22 anni (l'ultima opera a vincerlo è stata infatti Toy Story - Il mondo dei giocattoli, nel 1996)[12]. Fin dalla sua prima proiezione a Cannes il 17 maggio 2017, il cortometraggio è stato accolto in maniera molto positiva dalla critica[13]. Stesse lodi le ha ricevute presso la Tlatelolco University Cultural Center di Città del Messico, la Fondazione Prada a Milano e il Los Angeles County Museum of Art (LACMA)[10][14].
Acclamato per il suo successo nel creare una nuova esperienza per coinvolgere più sensi ed emozioni rispetto ai film tradizionali utilizzando la tecnologia della realtà virtuale, l'opera è stata definita da Germano Celant come «una fusione di identità che nasce: un'unità psicofisica in cui, attraversando la soglia del virtuale, l'umano si allontana dall'immaginario e viceversa. È una rivoluzione nella comunicazione in cui il vedere si trasforma in sentimento e in un impegno fisico con il cinema: una transizione dallo schermo allo sguardo dell'essere umano, con un'immersione totale dei sensi.»[10].
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