Biocarburanti avanzati
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I biocarburanti avanzati, noti anche come biocarburanti di seconda generazione, sono carburanti che possono essere prodotti da vari tipi di biomasse non alimentari. Biomassa, in questo contesto, significa materiali vegetali e scarti animali utilizzati come fonte di combustibile.
I biocarburanti di prima generazione sono costituiti da materie prime di amidi di zucchero (ad esempio, canna da zucchero e mais) e materie prime di olio commestibile (ad esempio, olio di colza e di soia), che vengono convertite rispettivamente in bioetanolo e biodiesel.[1]
I biocarburanti di seconda generazione sono prodotti da varie materie prime e pertanto possono richiedere tecnologie diverse per estrarne energia utile. Le materie prime di seconda generazione includono biomasse lignocellulosiche o colture legnose, residui o scarti agricoli, oppure colture non alimentari energetiche coltivate su terreni marginali inadatti alla produzione alimentare.
Il termine biocarburanti di seconda generazione è usato genericamente per descrivere sia la tecnologia "avanzata" utilizzata per trasformare le materie prime in biocarburanti, sia l'uso di colture non alimentari, biomasse e rifiuti come materie prime nelle tecnologie "standard" di lavorazione dei biocarburanti, se opportuno. Ciò causa una notevole confusione. Pertanto è importante distinguere tra materie prime di seconda generazione e tecnologie di trasformazione dei biocarburanti di seconda generazione.
Lo sviluppo dei biocarburanti di seconda generazione ha avuto uno stimolo a partire dal dilemma «cibo contro carburante» per quanto riguarda la decisione di utilizzare terreni agricoli o colture per la produzione di biocarburanti a scapito dell'approvvigionamento alimentare. Il dibattito sui prezzi dei biocarburanti e dei generi alimentari coinvolge un ampio ventaglio di opinioni ed è un dibattito controverso di lunga durata.