Benevolenza (tassa)
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Una benevolenza, chiamata anche contributo amorevole, contributo volontario o dono gratuito, era un tipo di imposta richiesta da diversi monarchi inglesi dal XV al XVII secolo. Sebbene apparisse un contributo volontario al re, in realtà si trattava per i sudditi di un obbligo. In ogni città venivano inviati commissari o lettere specificando il bisogno finanziario del re e chiedendo che i più ricchi della città pagassero. I richiedenti non potevano rifiutare di contribuire, a meno che non negassero il bisogno del re o professassero la propria povertà, un compito "senza dubbio difficile, se non praticamente impossibile".[1] Le benevolenze permettevano al re di raccogliere fondi senza il consenso del Parlamento, che tradizionalmente doveva autorizzare qualsiasi imposta proposta dal re.
La prima benevolenza fu imposta nel 1473 da Edoardo IV. I risultati furono soddisfacenti per il re e quindi egli rifece una richiesta simile prima dell'invasione del Regno di Scozia del 1482 che rese alle casse reali maggiori introiti. Nonostante ciò, le benevolenze furono estremamente impopolari e guadagnarono a Edoardo IV una "reputazione di avarizia". Riccardo III tentò di fare simili esazioni, ma si scontrò con il netto rifiuto da parte del Parlamento che le definì imposizioni ingiuste e senza precedenti. Le benevolenze di Riccardo III non furono attuate e il Parlamento vietò la pratica nel 1484.
Il successore di Riccardo III, Enrico VII, ripropose la pratica esigendo una benevolenza nel 1491. Le sue manovre furono sostenute dal Parlamento, sebbene non da tutta la popolazione, e l'esazione gli valse 48 000 sterline. Enrico VIII riscosse ancora più benevolenze nel 1525 e nel 1545: la prima generò una ribellione che portò al suo ritiro, mentre la seconda si concluse con un profitto di 120 000 sterline. Durante il regno di Elisabetta I, le benevolenze furono raccolte solo poche volte negli anni 1580 e 1590, e poi solo a piccoli sottogruppi della popolazione, raccogliendo somme più modeste. Le benevolenze erano diventate sempre più impopolari e furono criticate dagli scrittori dell'epoca. L'ultima benevolenza del periodo Tudor fu riscossa nel 1599.
Le benevolenze furono riesumate quando Giacomo I, incontrando un ostinato Parlamento, nel 1614 le usò per aumentare il suo tesoro extra-parlamentare. La raccolta ebbe successo, ma un'ulteriore benevolenza richiesta nel 1620 per sostenere Federico V del Palatinato non lo ebbe, costringendo re Giacomo a convocare il Parlamento l'anno seguente. In seguito non furono raccolte altre benevolenze, sebbene sia Giacomo sia suo figlio Carlo I intrapresero preparativi per metterle in atto durante i loro regni.