Arbitrarietà
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In linguistica l'arbitrarietà è una delle caratteristiche del segno linguistico. Si parla di arbitrarietà (in contrapposizione all'iconicità) in quanto gli elementi del segno linguistico non sono naturalmente "motivati" ma dipendono da una (tacita) convenzione tra i parlanti di una lingua.
L'arbitrarietà si ha tanto sul piano dell'espressione (il significante) quanto su quello del contenuto (il significato).
«Il legame che unisce il significante al significato è arbitrario, o ancora, poiché intendiamo con segno il totale risultante dall'associazione di un significante a un significato, possiamo dire più semplicemente: il segno linguistico è arbitrario [...] La parola arbitrarietà richiede anche un'osservazione ... non deve dare l'idea che il significante dipenda dalla libera scelta del soggetto parlante ... vogliamo dire che è immotivato, cioè arbitrario in rapporto al significato, con il quale non ha alcun aggancio naturale nella realtà.[1]»
In questo senso quindi il significato generico del termine "arbitrario", come sinonimo di immotivato, convenzionale, opaco (contrario: motivato, trasparente) viene riferito al linguaggio come sua caratteristica essenziale.
L'arbitrarietà sin qui definita può essere intesa come "assoluta" poiché lo stesso De Saussure introduce la nozione di una arbitrarietà relativa nel senso che vi sono strutture linguistiche che hanno una qualche motivazione relativa[2] che si evidenzia in certi termini composti da elementi ben identificati come ad esempio copricapo, portachiavi ecc.