Arbëreshë di Sicilia
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Gli Arbëreshë di Sicilia (Arbëreshët e Siçilisë[11] in albanese), ossia gli albanesi di Sicilia[12], altrimenti detti siculo-albanesi, sono una popolazione di etnia albanese della regione Siciliana, parte della minoranza etno-linguistica albanese d'Italia. I siculi-albanesi hanno una storia, un patrimonio e un'identità medesima a quella degli albanesi del continente.
Arbëreshët e Siçilisë Albanesi di Sicilia | |||
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Gli insediamenti Albanesi di Sicilia | |||
Nomi alternativi | Siculo-Albanesi, Italo-Albanesi, Arbëreshët e Italisë | ||
Luogo d'origine | Albania[1][2][3][4] Grecia (pop. albanesi provenienti dall'Epiro/Ciamuria, Attica, Candia e dalla Morea, oggi nell'attuale Grecia) | ||
Popolazione | 33 000[5][6] (Popolazione etnica: 64.000[7]) | ||
Lingua | arbëreshe (albanese), italiano | ||
Religione | Cristiano cattolici di rito bizantino · Chiesa Italo-Albanese (Minoranza: cattolici di rito latino) | ||
Gruppi correlati | Arbëreshë, Arvaniti, Albanesi | ||
Distribuzione | |||
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Essi provengono dall'Albania[13] e da varie regioni albanofone della penisola Balcanica, territori che oggi sono inclusi agli stati attuali di Grecia, Macedonia del Nord, Cossovo, Serbia e Montenegro. La diaspora albanese interesso vari centri dell'isola, dal XV secolo sino al XVIII secolo. La popolazione Albanese d'Italia si stabilì esule in questi territori a seguito della morte dell'eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg, che per due decenni aveva respinto l'Impero ottomano, e quindi per scampare alla dominazione turco-musulmana. Da allora i siculo-albanesi vivono in alcuni centri dell'entroterra della Sicilia occidentale, tra i monti Sicani e i monti di Piana degli Albanesi, della città metropolitana di Palermo. Sono numerosi gli albanofoni residenti nella stessa città di Palermo.
Le zone di queste comunità sono tradizionalmente dette Albania di Sicilia[14] o Sicilia albanese[15], da cui le espressioni in uso ancora oggi di "colonie albanesi di Sicilia", "comuni albanesi di Sicilia", "paesi albanesi della Sicilia" e "lingua albanese di Sicilia"[16][17]. Nel loro idioma Arbëria è il nome che definisce la loro "nazione" sparsa nell'isola e nel resto dell'Italia meridionale. Gli albanesi di Sicilia parlano una variante dell'albanese, nota come arbërishtja.
Generalmente rifondarono interamente i loro paesi nei pressi di castelli e casati da lungo tempo totalmente abbandonati e spopolati (es. Mezzojuso), in altri casi ne edificarono interamente di nuovi (es. Piana degli Albanesi). In Sicilia, come nel continente, gli arbëreshë mantennero un loro sistema politico, religioso oltre che linguistico e culturale, conservando una certa autonomia dal territorio circostante. Gli italo-albanesi, continentali e insulari, pur trovandosi geograficamente in località differenti, riconoscono d'esser d'origine di una stirpe e usano definirsi gjaku i shprishur (sangue sparso)[18], termine in uso per definire la loro fratellanza e l'appartenenza ad un unico popolo, quello albanese, sparso sia in Italia che nel mondo.
Nel corso dei secoli sono riusciti a mantenere e a sviluppare la propria identità albanese grazie alla loro caparbietà e al ruolo culturale esercitato dai propri istituti religiosi di rito bizantino (o greco). Gli albanesi di Sicilia compongono la Chiesa cattolica italo-albanese, la quale Eparchia di Piana degli Albanesi rappresenta una delle tre sedi ecclesiastiche; e ad essa va la cura della popolazione arbëreshe che in gran parte conserva il rito orientale. Esiste una forte vitalità culturale nei siculo-albanesi e una ferma determinazione a difendere il patrimonio che i loro Padri hanno saputo difendere e trasmettere lungo questi cinque secoli di permanenza in Sicilia[19].