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film del 2005 diretto da Kim Rossi Stuart Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Anche libero va bene è un film del 2006, diretto dall'attore Kim Rossi Stuart, all'esordio nella regia, e presentato con successo nella Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2006.
Anche libero va bene | |
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Kim Rossi Stuart | |
Paese di produzione | Italia, Slovacchia |
Anno | 2006 |
Durata | 108 min |
Rapporto | 1,85:1 |
Genere | drammatico |
Regia | Kim Rossi Stuart |
Sceneggiatura | Linda Ferri, Domenico Starnone, Francesco Giammusso, Kim Rossi Stuart |
Produttore | Carlo Degli Esposti, Giorgio Magliulo, Andrea Costantini |
Casa di produzione | Palomar, Rai Cinema |
Distribuzione in italiano | 01 Distribution |
Fotografia | Stefano Falivene |
Montaggio | Marco Spoletini |
Musiche | Banda Osiris |
Scenografia | Stefano Giambanco |
Costumi | Sonu Mishra |
Interpreti e personaggi | |
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Tommi, un ragazzino di undici anni, vive con il padre Renato e la sorella Viola, che non perde occasione per fargli scherzi e dispetti, ma che rappresenta un solido legame affettivo sia per lui sia per il padre.
Renato sembra prendere la vita, la società e i rapporti in generale come un campo di gara dal quale uscire vincitore e non perde occasione per tentare di forgiare Tommi, alternando momenti di durezza ad altri di dolcezza.
Nonostante alcune difficoltà i tre vivono con intesa, ritagliandosi momenti di divertimento e serenità. Il ritorno improvviso di Stefania, la madre, che scopriamo avere più volte lasciato la famiglia scomparendo nel nulla, smuove sentimenti forti e fa saltare gli equilibri.
Tommi, che ha sedimentato una forte diffidenza nei suoi confronti, le resiste, mentre, contemporaneamente, l'immagine mitica del padre si sgretola davanti ai suoi occhi, tramutandosi in quella di un uomo, con le sue fragilità.
«Una volta giunti all'età adulta la vita diviene per molti un'esperienza più mentale e meno sensoriale, le cose non si vivono più con quella magica pienezza, quella tridimensionalità emotiva. È probabilmente questo, oltre alla voglia di raccontare la parte maggiormente fondante di una vita, il motivo che ci ha spinti a raccontare un'infanzia.»
«Nella fase di scrittura ho voluto riguardare il mondo intorno con gli occhi di un bambino. Poi ho proseguito il viaggio mettendomi alla ricerca di quegli occhi. Ho incontrato centinaia di ragazzini. Ogni incontro è stato speciale, molti straordinari. Si è fortificato e ampliato il mio bisogno di dare la parola ad uno di loro, affidargli il personaggio scritto, affinché ci mostrasse la vita dal suo punto di vista.»
«Alessandro Morace era tra i bambini di una scuola fuori mano. A prima vista molto normale, lui, decisamente timido ed introverso, nascondeva una luminosità tutta sua. Di apparire gli importava poco. Io credo che abbia accettato di partecipare al film esclusivamente perché gli era piaciuto quel gioco, fatto durante i provini, di prestare le proprie emozioni a Tommi, così da poter far affiorare le proprie. Alessandro è stato un incontro raro, di cui avevo un disperato bisogno. Posso dire di averlo cercato senza sosta, andando letteralmente a bussare alle porte di case e scuole.»
«Per Tommi la preadolescenza è un periodo molto duro, fatto in buona parte di difficoltà emotive e familiari, e lui è lì che cerca con fatica di fabbricarsi gli strumenti giusti, di difesa e di attacco, per non uscirne schiacciato. Dimostrando che a volte mentre i grandi commettono errori macroscopici minimizzandoli, i piccoli hanno la capacità di perdonarli e di comprendere in maniera disarmante le loro esigenze di parlare con il padre.»
È tra i pochi film italiani nei quali sono pronunciate bestemmie.
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