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regina nubiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Amanishaketo (fl. I secolo a.C.-I secolo) fu una regina del Regno di Kush in un periodo compreso approssimativamente tra il 10 a.C. e il 1 a.C. circa[1]. Secondo alcune fonti era la figlia di Amanirena e la madre di Amanitore.
Amanishaketo | |
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Dettaglio di un bassorilievo che ritrae la regina, situato a Meroe | |
Regina di Kush | |
In carica | 10 a.C. - 1 d.C. |
Predecessore | Amanirenas |
Successore | Amanitore |
Nascita | sconosciuta |
Morte | 1 d.C. circa |
Non si hanno molte notizie sulla vita della kandake prima del suo regno. Nel 24 a.C. ella ordinò alle sue truppe di fare un'incursione in Egitto e le inviò nella Tebaide per saccheggiare l'isola di File. Un esercito di 30.000 cusciti e nubiani annientò tre coorti romani di guarnigione a Siene (oggi Assuan),[2] saccheggiando tutte le città sul suo cammino fino a Elefantina. Il prefetto romano Gaio Petronio contrattaccò, ma la conquista della Nubia da parte dei romani venne fermata dalla regina.[3] Un accordo a vantaggio dei nubiani, rappresentati dagli ambasciatori di Amanishakheto, venne concluso con l'imperatore Augusto nel 22-21 a.C.: i nubiani avrebbero mantenuto le loro città a patto di risarcire i danni della guerra.[3] La frontiera venne posta presso Maharraqa e rincominciarono gli accordi commerciali tra le due civiltà. Anche dopo la morte della kandake, il regno cuscita continuò a prosperare per altri duecento anni circa.[4]
Amanishakheto è nota per aver innalzato vari monumenti. Ella è menzionata nei rilievi del tempio di Ammone a Kawa, in una stele meroitica,[5] nelle iscrizioni ritrovate in un palazzo di Wad ban Naqa, in una stele ritrovata a Qasr Ibrim, un'altra stele a Naqa[6] e la sua piramide a Meroe (indicata come N6 tra quelle meroitiche).[7] Amanishakheto doveva essere ricca e potente, data la piramide nella quale era stata interrata e i tesori sepolti con lei.[8] La sua residenza e molti templi si trovano a Meroe e il suo palazzo venne scoperto dall'esploratore e tombarolo italiano Giuseppe Ferlini: il pianterreno dispone di più di sessanta stanze ed è presente un bassorilievo che la raffigura armata di arco e mentre domina un esercito di schiavi.[4]
La regina è inoltre nota per una collezione di gioielli rubati dalla sua piramide nel 1834 dal tombarolo Giuseppe Ferlini, che fece esplodere la struttura in cerca di reperti.[9][10] Oggi della piramide rimane solo la base, mentre i gioielli furono venduti in Germania: una parte fu acquistata da Ludovico I di Baviera ed è ora in esposizione nello Staatliches Museum Ägyptischer Kunst di Monaco, mentre il resto – su suggerimento di Karl Richard Lepsius e di Christian Karl Josias von Bunsen – fu comprato dal Museo Egizio di Berlino, dove ancora si trova[11].
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