Alimentazione umana nel Paleolitico
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La dieta paleolitica, chiamata anche paleodieta o dieta delle caverne, dal punto di vista delle scienze paleontologiche umane intende esaminare e documentare la dieta umana nel corso dell'evoluzione delle specie e nel corso dei cambiamenti geografici, paleoclimatici e comportamentali. La dieta paleolitica umana è un insieme di diversi regimi alimentari in quanto il Paleolitico, lunghissimo periodo di circa 2,5 milioni di anni, ha visto l'insorgere di moltissime diete, evidentemente legate ai documentati cambiamenti occorsi, applicate a un variegato insieme di specie, dagli australopitecini alle diverse specie di Homo, fino ad arrivare al sapiens.
Tra i cambiamenti si ricordano:
- variazioni climatiche, comprese le glaciazioni conosciute dalla scienza fin dalla metà del XIX secolo[1] e conseguente mutazione di fauna e flora disponibili per la nutrizione
- espansione di ominidi dalle zone di boschi tropicali a zone aride lungo le coste e su tutto il globo, dall'Europa all'Oceania[2]
- invenzione di attrezzi per la pesca e la caccia di piccoli animali[3]
- scoperta del fuoco[4] e delle arti culinarie per rendere i cibi più digeribili
- invenzione di attrezzi per la pesca e la caccia di grossi animali (circa 50 000 anni fa)
L'uomo come onnivoro è riuscito a sopravvivere, a crescere come specie e a colonizzare anche le zone più aride.
Grazie al lavoro di archeologi e paleoantropologi si conosce parecchio riguardo all'alimentazione dei nostri precursori e antenati. I dati sono rilevati in gran parte dall'analisi di feci fossilizzate e dall'analisi delle ossa e permettono di determinare abbastanza fedelmente il periodo e la composizione alimentare adoperata. Queste ricerche sono completate e puntualizzate da ricerche antropo-trofologiche che studiano le abitudini alimentari degli indigeni.
Si nota una grande variazione di dieta che va dall'alimentazione esclusivamente animale (inuit, masai) ad un'alimentazione "mista" (indigeni australiani, tribù tropicali, ...).