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Akītu
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A destra: la Porta di Ištar conservata al Pergamonmuseum di Berlino.
A sinistra: Immagine di una statua di un dio servitore rinvenuta all'ingresso del tempio dedicato a Nabû a Nimrud (oggi Kalhu), e risalente al periodo neo-assiro (811-783 a.C.). È molto improbabile che tale raffigurazione rappresenti il dio Nabû in quanto, pur se la testa riporta le corna proprie delle divinità, le mani giunte indicano un servitore.
«Bel, tua abitazione è Babel, Borsippa la tua corona;
i cieli nella loro estensione sono il tuo addome.
Con i tuoi occhi penetetri il tutto,
con i tuoi oracoli tu scruti gli oracoli,
con uno sguardo impartisci gli ordini.
[Con] il tuo tocco (?) consumi i potenti,
[...] gli umili li prendi per mano;
[quando] li guardi ti prendi pietà per loro,
fai vedere loro la luce ed essi vantano il tuo valore.»
(Dalla preghiera a Marduk (Bel) pronunciata dal šešgallu, il 2º giorno di Nisannu prima dell'alba, all'apertura della festa di Akītu. In Rituale dell'Anno Nuovo a Babel, 10-18; traduzione di Giorgio R. Castellino pp. 735 e sgg.)
«Ṣarpānītu la cui stazione (nel cielo) è elevata!
Beltia (Mia Signora) è splendente nobile e sublime
Tra le dee nessuna le è pari:
essa accusa e difende,
umilia il ricco, raddrizza il povero,
abbatte il nemico che non venerà la sua divinità,
salva il prigioniero, dà la mano a chi è caduto.
[...]
Per il servo che ti benedice abbi pietà!
nella stretta e nella miseria, prestagli aiuto,
nella malattia e nella sofferenza, ridagli la vita.»
(Dalla preghiera pronunciata dal šešgallu a Beltia (lett. "Mia Signora" ovvero Ṣarpānītu, la paredra di Marduk), il 4º giorno di Nisannu, prima dell'alba. In Rituale dell'Anno Nuovo a Babel, 255-270 (262-277 sono qui omissis); traduzione di Giorgio R. Castellino pp. 735 e sgg.)
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L'Akītu è la festa del Nuovo Anno (Capodanno) celebrata nell'antica Babilonia. Tale festa è attestata in area mesopotamica già in epoca pre-sargonica e fino al III secolo d.C.[1], ed è la festa babilonese più importante e poteva essere celebrata solo alla presenza del suo re.
Questa festa veniva celebrata per dodici giorni nel mese di Nisān (Nissanu),[2][3] e alla sera del quarto giorno, il grande sacerdote (šešgallu) del tempio del dio poliade di Babilonia e re degli dèi, Marduk, l'Esagila, recitava il poema cosmogonico Enūma eliš.
Il culmine della festività consisteva in una lunga processione che trasportava le statue di Marduk e di suo figlio Nabû,[4] quest'ultima giunta da Borsippa, sede del suo culto. Dal "tempio di Esagila" (lett. "Casa che leva alto il capo", "Casa elevata"), il corteo religioso si snodava lungo la Via della Processione decorata con pareti smaltate policrome, attraversando la Porta di Ištar, anch'essa smaltata con raffigurazioni di draghi e leoni, fino all'attraversamento del fiume, raggiungendo il "tempio di Akītu" (bīt Akītu), situato all'esterno delle mura cittadine e che si apriva per l'occasione una volta l'anno.